Matteo Caronni, voce bianconera, si schiera con Max Allegri: “Chi lo critica è da ricovero”

Matteo Caronni Allegri

Matteo Caronni 

Solo gli amici del CERN potrebbero provare a spiegare i motivi per cui Allegri non riesca mai a entrare completamente nei cuori dei suoi tifosi. Chiariamolo subito, quelli da analizzare sarebbero propri quei tifosi che riescono a criticare un allenatore in grado di portare cotanti risultati, ovunque sia stato. Gli stessi tifosi del Milan riescono a ricordare con disistima l’ultimo vero allenatore che si sia seduto su quella panchina da Ancelotti in poi. Uno che, oltre a vincere lo scudetto, ha sempre portato in Champions (negli ultimi anni abbiamo capito che non è così scontato anche se ti chiami Milan) una rosa che veniva costantemente smantellata anno dopo anno. Senza contare le faide interne che hanno portato addirittura alla cessione del club. Ma nonostante tutto, ancor oggi molti milanisti ricordano con maggior affetto carneadi della panchina come Brocchi, Leonardo o Seedorf. Ebbene sì, l’attuale Ct del Camerun.

Roba da Tso

Se già questo porterebbe a un TSO calcistico, l’apice è tuttavia raggiunto dai tifosi juventini che ancor oggi lo esonererebbero sull’altare del “bel gioco”. La malattia calcistica più pericolosa degli ultimi anni, per informazioni citofonare Andreazzoli. L’ultima vittima di un vortice che ti porta a essere identificato come uno degli esponenti del “giocare bene”, grazie al solito fumo negli occhi creato dall’avere tutti giocatori di bassa statura e tanto possesso palla (sterile), per poi essere cacciato in nome dell’unica cosa che conta in qualunque sport a livello professionistico: i risultati.

Allegri è un maestro di calcio

Voce in cui Allegri è professore. Voce che oggi deve portare l’ex Acciughina a essere considerato nell’Olimpo degli allenatori europei. Lui è oggi probabilmente il tecnico (insieme a Conte, Simeone e Klopp) che più incide sulla propria squadra. A differenza degli altri però non è capopopolo, non dà spettacolo in conferenza e non esulta come un ultrà ai gol della sua squadra. Forse, è l’unico a capire che alla fine è sempre e solo calcio.

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