VISTO&RIVISTO Lasciami andare, un bel noir italiano che parla europeo

minchella mordini lasciami andare

di Andrea Minchella

VISTO

LASCIAMI ANDARE, di Stefano Mordini (Italia 2020, 98 min.).

Tratto dal romanzo “Sei Tornato” di Christopher Coake, “Lasciami Andare” e’ un altro riuscito tentativo del bravo Stefano Mordini di diversificare la proposta cinematografica italiana anche con prodotti che prendono spunto dal cinema europeo piu’ adrenalinico e piu’ enigmatico. Qui Mordini, avvalendosi di attori molto centrati e di una sceneggiatura ben scritta e molto ritmata, confeziona un ottimo film che racchiude in se’ tutti gli ingredienti necessari per intrattenere il pubblico che, seppur ancora troppo limitato, non rinuncia a vivere l’esperienza unica di recarsi al cinema per farsi avvolgere completamente da una storia originale e ben raccontata.

La narrazione si svolge in una Venezia umida, grigia ed asfissiante. Marco, un bravissimo Stefano Accorsi che con Mordini aveva gia’ lavorato nel poco fortunato “Provincia Meccanica”, fa l’ingegnere in una delle citta’ piu’ fragili e indefinite del mondo. Sua moglie Anita aspetta da lui un figlio. Marco cerca con questa gravidanza di dimenticare la prematura scomparsa del figlio che aveva con la sua precedente moglie Clara, una sorprendente e alienata Maya Sansa. La vicenda ruota attorno ad un grandissimo ed inquietante appartamento in cui vivevano Marco e Clara ed in cui era morto il loro figlio. L’attuale proprietaria dell’appartamento, Perla, una poliedrica e penetrante Valeria Golino, avvicina prima Marco e poi Clara per condividere con loro il racconto di strane presenze nell’appartamento che farebbero pensare alla figura del loro figlio ormai scomparso da anni. Il dubbio che sia una messa in scena e la curiosita’ che sia tutto vero diventa motivo di attriti, scontri e rancori tra i personaggi della vicenda.

Ben girato ed egregiamente interpretato, il film tiene alta la tensione narrativa e riesce a raccontare con equilibrio e chiarezza gli intrecci necessari all’intera narrazione. Mordini riesce a trasformare in emozioni tangibili i temi della morte, della vita e dell’alienazione dovuta ad un trauma. L’acqua, che nel film diventa un collante tra immagini e sequenze, viene percepita quasi come un elemento che unisce il reale con l’irreale. Sembra, ad un certo punto, che la follia e la normalita’ siano la stessa cosa. Sembra, ad un certo punto, che la religione e la scienza possano dare le stesse risposte.

Mordini riesce a farci riflettere sulla concezione del tempo e della sua fluidita, e sulla morte come evento che ci cambia per sempre, e che cambia per sempre la nostra percezione di cio’ che ci circonda.

Un “noir” , questo, che prende spunto, nella narrazione e nelle scelte stilistiche, da un certo cinema nord-europeo che sa raccontare, in maniera lineare ed analitica, i temi enormi che scandiscono l’intera esistenza degli esseri umani. Un buon prodotto che vale la pena andare a vedere al cinema, dove l’atmosfera asfissiante e inquietante viene amplificata nella giusta misura.

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RIVISTO

THE OTHERS, di Alejandro Amenabar {Stati Uniti-Spagna-Francia-Italia 2001, 101 min.).

Un capolavoro scritto, sceneggiato e diretto dal talentuoso Amenabar. Nicole Kidman diventa il perno di una storia macabra ed indefinita che incolla letteralmente lo spettatore alla sedia. Un’atmosfera tetra e silenziosa che entra nelle vene e toglie il respiro ad ogni minimo rumore che proviene da un’altra stanza, che sia reale o solo immaginazione.

Un capovolgimento del punto di vista narrativo degno di un premio Nobel per la fisica. Un film immerso nell’ombra e nella nebbia, che rispecchia simmetricamente la geometria dell’anima turbata dalla paura della morte e dalla tristezza di abbandonare, prima o poi, gli affetti piu’ cari. Un capolavoro di quasi vent’anni fa, che spaventa ed inquieta ancora come fosse stato confezionato oggi.

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