VISTO&RIVISTO Tenet, un mondo e un tempo che confondono e disorientano

minchella nolan tenet

di Andrea Minchella

VISTO

TENET, di Christopher Nolan (Stati Uniti-Regno Unito 2020, 150 min.).

Nolan alza sempre l’asticella verso l’alto. I suoi film spostano in su il livello di complessità e di qualità del cinema mondiale. Nolan inventa, prima, e scrive, poi, il mondo in cui si svolge questo suo undicesimo lavoro. Attratto dai mondi paralleli e dalle deformazioni temporali, il regista confeziona una vicenda apparentemente lineare che si dipana in un ritmo temporale abbastanza articolato ed enigmatico, a causa, anche, di una tecnologia del futuro che consente agli oggetti di invertire la loro entropia e di spostarsi indietro nel tempo per mezzo dell’inversione del flusso temporale. Ma come dice una scienziata al Protagonista, in una delle scene iniziali, “tu non devi capire”, anche il pubblico assimila questa oscura tecnologia fidandosi ciecamente della creatività del regista inglese.

La storia pesca alcuni elementi dalla filmografia più iconografica del passato: il cattivo russo, interpretato da un rinato e convincente Kenneth Branagh, un’arma atomica dalla potenza esagerata, un’imminente guerra fredda, la moglie del cattivo bella, bionda ed ingenua, e tanti altri simboli che nel passato reggevano da soli l’intera vicenda, di per sé scontata e ripetitiva. Qui, invece, la protagonista è anche la storia raccontata che si miscela, non senza lasciare alcuni dubbi e incertezze, con un flusso temporale del tutto originale e di difficile comprensione. Perché Nolan non si accontenta di adagiarsi su ciò che è stato già inventato. Lui, come fece James Cameron per” Avatar” che inventò, addirittura, la lingua parlata dagli Avatar e le piante, più di mille, che vivevano su Pandora, inventa dal nulla il mondo e il tempo in cui inserisce la sua storia. Non esiste una leggenda in grado di spiegarci con esattezza tutta la vicenda nella sua dimensione temporale, dunque dobbiamo sforzarci per entrare in una narrazione nuova, complessa e molto enigmatica. Il cinema di Nolan non è un cinema di “distrazione di massa”, ma è un cinema che pretende un pubblico attento e curioso che possa immergersi completamente nel mondo e nella storia che il regista crea dalla sua immaginazione. Diventiamo personaggi attivi del film, diventiamo pubblico simbiotico che avverte il dolore e il piacere sulla propria pelle. Nolan non ha bisogno del cinema tridimensionale degli anni cinquanta per farti arrivare una pallottola a 1 centimetro dalla faccia. Nolan fa leva sulla nostra immaginazione e sulle nostre paure per catapultarci nella sua visione del mondo presente e futuro.

Il regista inglese cuce questa sua opera addosso al bravo e sorprendente John David Washington, figlio di Denzel, che in maniera umile e sussurrata regala al Protagonista una freschezza e una leggerezza che si fonde perfettamente con la pesantezza “cosmica” dell’intera narrazione. Accanto a lui troviamo un ripulito e convincente Robert Pattinson che presto vedremo nei panni di un Batman che si avvicinerà molto al Batman della leggendaria trilogia di Nolan.

Ad accompagnare questo intenso e, a tratti, asfissiante viaggio nelle dilatazioni temporali, una colonna sonora maestosa che rende l’intero progetto un’esperienza sensoriale completa e inimitabile.

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RIVISTO

RITORNO AL FUTURO, dI Robert Zemeckis (Back to the Future, Stati Uniti 1985, 1160min.).

Quando nel 1985 Robert Zemeckis, insieme al genio di Steven Spielberg, diede vita a questo viaggio nel passato, non sapeva che avrebbe creato il più iconografico e simbolico film degli ultimi quarant’anni. Prendendo spunto da una domanda semplice e paradossale, “cosa succederebbe se, viaggiando nel tempo, incontrassimo i nostri genitori e, magari, nostra madre si innamorasse di noi?”, Zemeckis e la sua squadra costruirono un’ordinata ed ingarbugliata, al tempo stesso, vicenda in cui il docile ed esuberante McFly viene catapultato dal 1985 al 1955, su una macchina del tempo, una futurista Delorean, costruita dal suo amico scienziato Doc Brown

Il film è ben scritto e ben realizzato. Diventa presto un’ icona del cinema degli anni ottanta. Tanto da spingere Zemeckis e i suoi, nel 1989, a realizzarne due capitoli successivi, meno fortunati del primo, uno ambientato nel futuro ed uno nel Far West, che il regista girò, addirittura, contemporaneamente.

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