Comunque, va bene così

giustizia novik cartabia
Marta Cartabia

di Adet Toni Novik

“Troppe leggi. Troppi processi. E troppo carcere. Troppo di tutto.” Così la ministra della giustizia Marta Cartabia interviene a Padova ad un convegno e spiega il malfunzionamento della giustizia italiana. La foto del suo viso campeggia sul Giornale del 24/10, sembra che mi guardi. Lì per lì mi sento in colpa. Poi, rifletto. È il solito riflesso pavloviano di noi italiani, di fronte al potere. Paura. In fin dei conti ci sentiamo sudditi non cittadini. Cosa c’entro io che ho sempre applicato le leggi fatte da altri! Nessuno ha mai chiesto il mio parere.

Continua la ministra “Sanzioni sostituite alle pene brevi per evitare inutili passaggi in carcere che sono dirompenti per il carcere e per la persona.” Basta porte girevoli. Ho già detto come la penso e non mi ripeto. Se non c’è un serio deterrente la delinquenza festeggia. Comunque, va bene così.

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Adet Toni Novik

E però.  Il 29 settembre nella conferenza stampa sul Nadef il premier Draghi parlando delle troppe morti sul lavoro ha detto “c’è l’esigenza di prendere provvedimenti immediatamente, entro la settimana prossima. E poi affronteremo i nodi irrisolti”. L’orientamento del governo è quello di prevedere “pene più severe e immediate”.

Da un lato c’è troppo carcere, dall’altro ci vuole più carcere. Forse bisognerebbe mettersi d’accordo e sopra tutto avere una visione realistica della situazione in cui ci troviamo, onde evitare che la fantasia prevalga sulla realtà.  Perché alla fine la questione è una sola: applichiamo le idee tenendo di vista la realtà, o modifichiamo la realtà in base alle idee?

Si diceva di evitare le porte girevoli, cioè quel fenomeno di brevi passaggi in carcere seguiti da rapide scarcerazioni.

E però. L’articolo 2 comma 15 della Riforma Cartabia ha introdotto l’arresto obbligatorio in flagranza di reato per: « l-ter) delitti di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, previsti dagli articoli 387-bis, 572 e 612-bis del codice penale ». Norma sacrosanta per la necessità di tutelare le donne vittime di aggressioni anche mortali da soggetti che erano stati colpiti da provvedimenti interdittivi. Si era infatti visto che questi provvedimenti, rimessi alla volontà di chi doveva rispettarli, erano inefficaci. Di qui la stretta, cioè l’imposizione di una misura cautelare forte. L’arresto obbligatorio in flagranza. Problema. L’articolo 387 bis del codice penale punisce la violazione del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni. Per emettere una misura cautelare personale coercitiva il reato deve essere punito con una pena superiore nel massimo a tre anni di reclusione (non inferiore a cinque per la custodia in carcere). Per il reato previsto dall’art. 387 bis la pena massima non è superiore a tre anni. Quindi, dopo l’interrogatorio in carcere (o nelle camere di sicurezza, dove ci sono) il soggetto arrestato deve essere rilasciato. A cosa è servito l’arresto? Porte girevoli per legge. Per inciso già nel 2004 la Corte costituzionale aveva bocciato l’arresto obbligatorio imposto dalla Bossi-Fini “perchè privo di qualsiasi sbocco sul terreno processuale”, in quanto il giudice chiamato a pronunciarsi sulla convalida per l’espulso che non ha ottemperato all’ordine del questore, “deve comunque disporre l’immediata liberazione dell’arrestato”. Per questo la Consulta ha giudicato l’arresto obbligatorio della Bossi-Fini “una misura fine a se stessa”.

Libertà va cercando, ch’è sì cara scriveva Dante nel I canto del Purgatorio della Divina Commedia. Io mi accontenterei che si dimostrasse nei fatti che questo è veramente il governo dei competenti. Comunque, va bene così.

E però, non si parla più di evasione fiscale. Anzi, attendiamo spiegazioni esaurienti sui nomi illustri che emergono dai Panama Papers (fonte: First on line del del 4 ottobre 2021) , tra cui quello del ct della nazionale di calcio Roberto Mancini , risultato titolare di società con sede alle Isole Vergini Britanniche, noto paradiso fiscale caraibico. Comunque, va bene così.

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