L’eretico Roijakkers come Savonarola. Cambia la OJM, ma finisce sul rogo

Openjobmetis Varese esonero Roijakkers

VARESE – La riconoscenza non fa parte del mondo. E nemmeno lo sport sfugge a questa dura realtà. A rimetterci la panchina è stato Johan Roijakkers, l’allenatore che ha letteralmente preso per i capelli una Openjobmetis già ampiamente retrocessa e l’ha riportata ad un passo dalla salvezza. E’ vero, sono arrivate 3 sconfitte casalinghe (Pesaro, Treviso e Trieste), partite che avrebbero dovuto sancire l’ultimo e definitivo sforzo per la permanenza in LBA. A 4 giornate dalla fine segare il comandante di questa rimonta è sembrata una decisione folle. Le motivazioni? “Una condotta non in linea con i principi del club”. Varese, si sa, è terra di conservatorismo e la rivoluzione olandese è andata sul rogo nel breve volgere di pochi mesi.

L’antefatto

Nella partita con Trieste non sono passate inosservate le strigliate di Roijakkers ad alcuni giocatori (Reyes, Beane e Caruso) e il panchinamento punitivo a raffica nei confronti di chi non stava eseguendo quanto richiesto dall’esigente allenatore olandese. Quello che non si è potuto vedere, perché è avvenuto nel segreto (?) dello spogliatoio, sarebbe stata la veemente reazione del coach nei confronti di alcuni giocatori, in particolar modo Justin Reyes, accusati di essere troppo soft (eufemismo) sul campo.

La rivoluzione arancione nella terra del conservatorismo

L’arrivo di Johan Roijakkers ha rivoluzionato la stagione della Openjobmetis. Presa all’ultimo posto, praticamente già retrocessa, senza General Manager (le dimissioni di Andrea Conti), senza più quattro quinti del quintetto base estivo (Kell, Wilson, Jones, Egbunu), cacciando il “grande equivoco” Alessandro Gentile (passato in pochi mesi da “pietra angolare” a “parafulmine”), l’allenatore olandese ha trasformato una squadra di riserve nella arancia meccanica in grado di triturare gli avversari e di arrivare a sfiorare i playoff. Ma Varese, si sa, è terra di conservatori, non di rivoluzionari. E così, in pochi mesi, la rivoluzione arancione è stata archiviata in fretta, senza aspettare di completare la salvezza e senza nemmeno un ringraziamento della società. Gli spifferi narrano di uno spogliatoio messo a ferro e fuoco da Roijakkers, forse non solo lo spogliatoio. Ma se c’è in ballo la salvezza, l’obiettivo di una squadra professionistica è quello di conquistarla, anche a costo di scuotere l’ambiente se necessario. A quanto pare invece la società non ha derogato alla propria linea etica applicata con rigore assoluto un anno e mezzo fa con Attilio Caja. Neanche fosse un collegio delle Orsoline. Ci viene il dubbio di quanto sarebbe durato Aza Nikolic. E così l’eretico Roijakkers salva (manca una vittoria) la Openjobmetis, ne cambia profondamente l’anima, investe sui giovani locali, ma finisce sul rogo del conservatorismo. Come frate Girolamo Savonarola, eretico e predicatore di una visione utopistica che intendeva creare una società perfettamente cristiana: venne impiccato e bruciato a Firenze in piazza della Signoria. Per la cronaca Girolamo Savonarola fu poi beatificato 500 anni dopo, nel 1997, dalla Chiesa cattolica.

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