Opposizioni in piazza a Legnano dopo il dietrofront del sindaco Fratus

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LEGNANO – Un sindaco agli arresti, che ritira le dimissioni e rimane a capo dell’amministrazione; un Consiglio comunale dimezzato, ma sempre in carica; un viceprefetto nominato commissario, che guida il Comune in attesa degli eventi. Sono i protagonisti della surreale situazione creatasi nella città del Carroccio. Un quadro senza precedenti nella storia degli enti locali, che continua a evolversi in maniera imprevedibile. Di certo c’è che le opposizioni raccolte nel comitato Legalità a Legnano, dopo il presidio improvvisato ieri sera davanti a Palazzo Malinverni (nella foto sopra) ne hanno annunciato un altro per oggi alle 18.30. Lo stesso comitato ha espresso solidarietà all’ex consigliere grillino Andrea Grattarola, fra i suoi fondatori, per le ripetute intimidazioni (fra cui pedinamenti e danneggiamenti) subite negli ultimi mesi da ignoti. «Stiamo combattendo una guerra senza precedenti per difendere la nostra Legnano – affermano dal comitato – e non ci arrenderemo di fronte a niente».

Comitato Legalità deluso per l’ordinanza del TAR

Nello stesso comitato è palpabile la delusione per il primo esito del ricorso presentato al TAR della Lombardia da 7 consiglieri di opposizione e tre fuoriusciti dalla maggioranza di centrodestra. Oggetto del ricorso, la singolare procedura seguita dalla giunta per riottenere il numero legale in Consiglio dopo le dimissioni della metà più uno dei componenti. La giunta Fratus si era rivolta al difensore civico regionale Carlo Lio, che ha nominato un commissario ad acta nella persona di Marzio Maccarini, il quale a sua volta ha surrogato, cioè sostituito il primo consigliere dimissionario, Mattia Rolfi della Lega, con il primo dei non eletti, Alessandro Carnelli. In seguito il Consiglio ha potuto così procedere a surrogare anche altri due consiglieri di maggioranza e uno di opposizione, rientrando nella piena operatività. L’arresto del sindaco (e di due assessori) il 16 maggio nell’ambito dell’inchiesta Piazza Pulita ha posto la guida del Comune nelle mani del commissario prefettizio Cristiana Cirelli e avrebbe fatto decadere il Consiglio, se Fratus non avesse ritirato le dimissioni entro 20 giorni.

Verso nuovo ricorso contro il ritorno del sindaco

Proprio questo è avvenuto a pochi giorni dal termine ultimo e subito dopo il pronunciamento del TAR, avvenuto giovedì 6 giugno. La prima sezione presieduta dal giudice Domenico Giordano (consiglieri Mauro Gatti e Fabrizio Fornataro) ha emesso una breve ordinanza di 4 pagine in cui ha ritenuto insussistenti i presupposti per la concessione della tutela cautelare, che avrebbe sospeso il provvedimento del difensore civico e annullato di conseguenza tutti i successivi atti dell’amministrazione. Motivo: nel frattempo Fratus si era dimesso, decisione presa dal sindaco il giorno stesso del suo arresto con l’accusa di aver scambiato un posto nel cda di una società partecipata con i voti di una lista civica al ballottaggio del 2017. Appena il TAR ha emesso l’ordinanza, però, Fratus ha ritirato le dimissioni, mantenendo così in carica il Consiglio e tornando virtualmente a capo del Comune. Peccato che il sindaco si sia visto respingere per due volte, l’ultima mercoledì, la richiesta di revoca della custodia cautelare e quindi sia tuttora agli arresti domiciliari. Ciò fa sì che al suo posto in Comune rimanga il commissario Cirelli, fino a quando Fratus non tornerà in libertà e potrà così reinsediarsi a capo della giunta, colmando i vuoti lasciati dagli altri due componenti arrestati e dimessisi a loro volta. Per scongiurare tale evenienza, il collegio di avvocati del comitato di opposizione sarebbe già al lavoro per presentare un nuovo ricorso al TAR, nonostante si debba ancora concludere l’esame del primo.

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