Legnano, inchiesta Piazza Pulita: i gregari di Cozzi e Fratus in silenzio davanti al pm

LEGNANOMirko Di Matteo e Enrico Barbaresesi sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Convocati dagli inquirenti in procura a Busto Arsizio, davanti al pubblico ministero Nadia Calcaterra, i due non hanno proferito parola. Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta Piazza Pulita, che ha portato in carcere il vicesindaco di Legnano e assessore al bilancio (nonché ex sindaco) Maurizio Cozzi e agli arresti domiciliari il sindaco in carica Gianbattista Fratus e la discussa (la sua nomina ha aperto una crisi in maggioranza) assessora ai Lavori Pubblici Chiara Lazzarini.

In silenzio anche Lazzarini

Di Matteo è accusato di aver alterato il meccanismo di gara per la sua posizione in favore di un commercialista amico di Cozzi che, però, temendo ripercussioni giudiziarie rifiutò l’incarico meritando, per questo, l’appellativo di «Cagasotto» da parte di Cozzi come riportato nell’ordinanza. Barbarese, da qualche giorno (ovvero da quando l’inchiesta ha portato agli arresti dei tre dominus di un sistema consolidato), stando agli inquirenti, era stato nominato quale dirigente all’Urbanistica in Comune  Legnano nonostante la sua incompatibilità dovuta ad altra carica, nonostante stando alle verifiche in corso non avesse titoli o qualifiche per occupare quel posto, nonostante fosse già stato indagato. Entrambi non hanno parlato, sono rimasti in silenzio a differenza di Cozzi, che in sei ore di interrogatorio ha negato ogni addebito, e di Fratus che in otto ore di interrogatorio avrebbe ammesso che oggi avrebbe fatto scelte diverse. Tace anche Lazzarini: nemmeno lei ha dato segnali di voler essere ascoltata dal pm nè di voler ricorrere al Riesame (Cozzi e Fratus hanno già ricevuto un secco no dal gip di Busto sul loro ritorno in libertà). L’ex assessore, figlia di commercialista notissimo e potentissimo a Legnano, capace di sedere in una cinquantina di consigli di amministrazione contemporaneamente, avocato e commercialista, definita la “dama bionda”, già a capo di Amga dove ha ricoperto il ruolo di presidente nelle cui vesti è stata condannata (insieme a tutto il cda) per un falso in bilancio (reato poi caduto in prescrizione nel 2018, in seguito all’opposizione della stessa al decreto penale di condanna) e con un’azione di responsabilità civile milionaria voluta dalla precedente amministrazione Centinaio, ancora pendente, starebbe male. L’arresto avrebbe acuito un malessere già presente in passato.

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