Pagamenti in ritardo, soffre un’impresa su due. L’indagine di Confartigianato Varese

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VARESE – «In concomitanza con l’emergenza Covid i tempi di pagamento delle imprese sono peggiorati in modo preoccupante. Si tratta di una situazione strutturale, un difetto italiano, che si è acuita e si sta propagando anche in Europa». Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese, ha illustrato oggi, giovedì 6 agosto, i dati emersi dal sondaggio lanciato dall’associazione di categoria, al quale nelle scorse settimane hanno aderito oltre mille attività del territorio, per la maggioranza con un fatturato compreso tra 100mila e 400mila euro. Nell’anno in corso il fenomeno ha subito una recrudescenza che ha interessato non solo la pubblica amministrazione, ma anche le imprese, soprattutto di dimensioni consistenti.

Il comparto metalmeccanico è stato il più penalizzato

«In un momento come questo dobbiamo premiare le virtuosità e rigettare senza indulgenza la mancanza di puntualità nei pagamenti. Lo dobbiamo alla salute economica del Paese e alla tenuta di tante piccole imprese che costituiscono l’ossatura di filiere che, una volta rotte, potrebbero non riuscire a ricomporsi». La presa di posizione di Galli nasce dalle richieste di aiuto giunte negli ultimi mesi da molte piccole e medie imprese con fascia di fatturato compresa perlopiù tra 100mila e due milioni di euro. Le stesse che hanno animato il sondaggio: «Il campione analizzato rispecchia la composizione del nostro territorio, con una prevalenza del comparto metalmeccanico (29,8%) e dell’impiantistica (12,8%), i più penalizzati, e del settore alimentare (11,3%) che risulta invece virtuoso grazie alle penali economiche che ne tutelano i termini».

Gravi problemi di liquidità

L’ammissione, per il 40,4% degli imprenditori che hanno risposto al sondaggio online, è che i tempi di pagamento sono peggiorati: nel 3,5% delle circostanze la causa è da ricondurre alle alle Pmi e nel 7,1% grandi aziende. In totale, più della metà delle imprese (50,1%) ha avuto nel recente passato problemi di puntualità nell’incassare il dovuto. «E il ritardo dei pagamenti, sommato all’interruzione dell’attività produttiva dovuta all’emergenza sanitaria, genera problemi di liquidità molto gravi: il 77,5% delle micro e piccole imprese ha fatto ricorso a uno o più strumenti per contrastare l’assenza di fondi», ha sottolineato Galli citando l’Ufficio Studi di Confartigianato. In base al quale, tra il 17 marzo e il 30 giugno, le domande arrivate e relative alle misure introdotte con i decreti “Cura Italia” e “Liquidità” sono state più di 742mila, per un importo di circa 43,2 miliardi di euro. In base ai dati della Camera di Commercio di Varese, in provincia hanno fatto accesso al Fondo di garanzia 12.098 aziende, per un importo finanziario di 868.207.000 euro.

Non una difficoltà momentanea, ma una scelta strutturale

Il tempo di pagamento corretto, secondo il decreto legislativo n. 192 del 9 novembre 2012, dovrebbe essere non superiore a 30 giorni; le parti possono tuttavia pattuire per iscritto un termine maggiore, anche se non superiore a 60 giorni. La realtà è tuttavia lontana dalle aspettative: nel sondaggio il 12,8% delle aziende ha ammesso che il pagamento è andato ben oltre i 120 giorni, mentre il 19,1% è scivolato oltre i 90 giorni. Sono state pagate in tempi utili il 17% delle aziende, mentre il 21,1% hanno ottenuto il dovuto entro i due mesi. Sul crinale (meno di 90 giorni) il 27% del totale. A conti fatti il 58,9% delle imprese ha bypassato addirittura la linea gotica dei 60 giorni di tempo concessi per i pagamenti (anche previo accordo). «Continua indisturbata la prassi dei pagamenti in ritardo delle fatture e il Covid ha aggravato una situazione già critica; nel 51,1% dei casi le aziende confermano che, soprattutto da parte di quelle di dimensioni ragguardevoli, sia da imputare a una scelta strutturale, e non a una difficoltà momentanea (39,7%), come forse si potrebbe pensare».

Lo squilibrio del potere negoziale

Sono le Pmi ad avere maggiori probabilità di accettare (o di vedersi imporre) da aziende più grosse termini di pagamento allungati, e dunque ingiusti, a causa dello squilibrio del potere negoziale, nonché del timore di danneggiare le relazioni commerciali e perdere un futuro contatto. In Italia i tempi di pagamento tra aziende di 56 giorni risultano più alti rispetto ai corrispondenti europei: 42 Francia, 27 Regno Unito e 24 Germania. Va anche peggio se il raffronto viene fatto sui tempi di pagamento della pubblica amministrazione: 104 giorni in Italia contro i 33 della Germania e i 26 del Regno Unito. «Sono risorse sottratte alle capacità di crescere delle piccole aziende: il mancato incasso delle fatture genera difficoltà notevoli nella copertura di costi di produzione, stipendi e oneri contributivi e fiscali, costringendo i titolari a ricorrere al prestito bancario per affrontare i problemi, con ulteriori aggravi». Tra i rimedi invocati da Galli ci sono «una maggiore trasparenza, che consentirebbe margini di manovra più ampi. Nonché, da parte del mondo bancario, una maggiore selettività per riconoscere chi ha veramente bisogno e penalizzi il vero responsabile, che di solito non subisce conseguenze, invece del subfornitore».

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