La Commissione europea, i vaccini e Sergio Dompè

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, non so voi ma io avverto un senso di scoramento, di sconforto, di esaurimento. L’Italia multicolori vediamo venerdì, apri e chiudi domani chissà, il pranzo è lecito ma solo oggi domani no, la scuola assolutamente chiusa ed i ragazzini davanti agli schermi, Cenerentola per tutti e a casa dopo le 22, insomma un’incredibile fatica della quale non si vede la fine. Certo, il tempo della pandemia non poteva e non può essere misurato ma sembra di essere in mezzo al mare in tempesta e non si intravede alcun porto sicuro. Quando appena si scorge una linea scura, terra! terra!, subito veniamo trascinati al largo dove la nebbia dell’incertezza e dell’imponderabile ci afferra e ci fa smarrire quei riferimenti che ci promettevano qualche speranza (esse minuscola). Le informazioni appaiono ancora terrificanti bollettini di guerra con la tristissima matematica dei contagi, dei ricoveri e ahimè dei caduti. Molti pensavano che, superata la prima ondata (“siamo assolutamente preparati”), affrontati molti sacrifici, avremmo visto placarsi la burrasca. No. Contrordine compagni: adesso abbiamo di fronte la seconda ondata e ci prepariamo per la terza. Anzi, è già qui.

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Ivanoe Pellerin

La lotta è impari, l’avversario è tanto più invisibile quanto cattivo e contagioso, le forze in campo non sembrano trovare le misure dell’efficacia e della protezione. Credo che sia noto a tutti che l’unica soluzione è il vaccino ma anche quest’ultimo baluardo appare e scompare secondo le armonie di una musica quasi incomprensibile all’orecchio umano. L’UE ha dimostrato di non essere all’altezza. Credevamo convintamente che l’unione potesse permettere una politica più forte e determinata invece ci ritroviamo a constatare l’incapacità di affrontare questo tema fondamentale. Purtroppo dobbiamo constatare che la Commissione di Ursula von der Leyen ha gestito in modo approssimativo e davvero imbarazzante l’ambito dei vaccini, ambito assolutamente decisivo per le sorti dell’Europa.

Ricordo che moltissimi sbeffeggiavano Boris Johnson al numero 10 di Downing Street ma questi al momento ha già vaccinato un terzo degli inglesi e in Gran Bretagna la curva dei ricoverati sta diminuendo rapidamente. Per non parlare di Israele con il suo criticatissimo premier Bibi Netanyahu che, con una politica ben organizzata, ha vaccinato quasi tutti i cittadini ed ha messo al tappeto il Covid-19. L’Austria e persino la Danimarca, la più europea degli europei, stanno già avviando accordi separati per ottenere per i propri cittadini le indispensabili partite di vaccini.

L’altro giorno persino una giovane eurodeputata della sinistra europea ha aggredito l’incredibile Ursula. Ha posto una sgradevole domanda di fronte all’intero emiciclo di Bruxelles. “Nella gestione della strategia di vaccinazione ho la sensazione che i grandi leader farmaceutici hanno stabilito la legge per lei.” L’intemerata ha proseguito affermando che non vi è stata alcuna informazione sui negoziati, solo tre contratti resi pubblici dove le informazioni più importanti come prezzo, programma di consegna ed anche le clausole di responsabilità non erano visibili. Un pasticcio di ritardi e nessun programma rispettato. Ha poi ricordato che Pfizer ha realizzato 15 miliardi di fatturato con un margine di guadagno del 20 / 25%. La domanda finale è politicamente importante: “Siamo in grado di imporre ai nostri cittadini una restrizione senza precedenti della libertà ma non siamo in grado di stabilire regole certe per big pharma?” Beh! Se lo scenario in seno al parlamento europeo è questo, se le questioni poste sul tavolo sono queste, c’è davvero di che essere preoccupati.

Per fortuna oggi 4 marzo ho letto l’intervista che l’ottimo Sallusti ha realizzato con Sergio Dompè. Un elenco di lauree, un elenco ancora maggiore di incarichi internazionali, Sergio Dompè è attualmente a capo della task force per la Salute e le Scienze della Vita del B20, il Business Summit che a luglio metterà nelle mani del G20 un pacchetto di raccomandazioni per una sanità del post-Covid efficace e sostenibile. Per fortuna il nostro mette in guardia dalle paure di queste ore. Afferma “i vaccini non ci mancheranno” … e prosegue con “i vaccini a maggio non mancheranno e a giugno ne avremo moltissimi, senza dubbio”. Forse per l’ansia di questi tempi, forse per l’atmosfera che vivo all’interno dell’attività sanitaria, forse per l’impegno che vedo ben presente nell’esercito di “vecchietti” (mica tanto) che si fanno vaccinare tutti i giorni, ho la voglia di aprire una finestra di credito a questo manager ed a credere che la fine della pista sia all’orizzonte.

Clamorosa è la finale di partita. Dompè snocciola una serie di numeri da brividi: 400mila studi scientifici sul Covid, 4.900 studi clinici autorizzati, 63 vaccini in via di sviluppo ed un centinaio di farmaci contro il maledetto virus. I fuochi artificiali arrivano subito dopo: nel giro di tre mesi la situazione potrebbe essere sotto controllo nel giro di sei totalmente sotto controllo.

Cari amici vicini e lontani, a questo punto che dire? Non ci crederete, ma la vendita degli psicofarmaci è aumentata del 60%. Allora mi viene in mente Pascal che, per argomenti molto più impegnativi, invitava a credere. Perché non costa nulla, perché muta la percezione che abbiamo della realtà e (importante) perché il nostro umore può decisamente migliorare. Possiamo avere fiducia? Forse,ù.

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