Pro Patria contestata: “Da società modello, a società zimbello”

La contestazione contro la proprietà (foto Ultras Pro Patria 1919)

BUSTO ARSIZIO – Da “società modello a società zimbello”. Nello striscione esposto allo stadio Speroni dagli ultras biancoblù nel corso di Pro Patria-Mantova, la sintesi dura, cruda e spietata di una stagione, in cui la proprietà biancoblù – uscente ed entrante, di maggioranza e di minoranza – non è stata all’altezza dei propri giocatori e dei propri dirigenti, soli e abbandonati alla meta.

Presidenza disastrata

Premesso che i mali della Pro Patria sono iniziati quando Patrizia Testa e la “politica” di Busto, o viceversa, si sono incontrati, la domanda resta sempre la stessa. Per quale motivo una società ben gestita, stimata e presa appunto come modello come la Pro Patria, con costi contenuti tanto da risultare quasi sostenibile, è passata nelle mani di un’indecifrabile holding napoletana, alla quale solo la lungimirante politica di Busto ha dato credito (Sala Consiliare)? Non basterebbero le puntate di Beautiful per spiegarlo, anche perché i silenzi sono stati troppi e assordanti. E le verità sarebbero probabilmente troppo scomode da raccontare, anche per Palazzo Gilardoni. Di sicuro chi ha amato la Pro Patria, non l’ha lasciata in buone mani. E chi l’ha presa, non l’ha mai amata.

Mancanza di progetto

Dopo il quinto posto ottenuto nella scorsa stagione, la Pro Patria era chiamata ad un bivio esistenziale: tenere Javorcic e tentare il grande sogno; oppure ridimensionarsi. La proprietà non ha scelto, perché in realtà aveva già scelto. Senza peraltro nemmeno comunicarlo a quei fedeli e fidati dirigenti/collaboratori che avevano contribuito a fare le fortune della Pro Patria targata Patrizia Testa.

Maglia Imbarazzante

Rispetto a tutto quanto accaduto in questa stagione, la scelta di rinunciare ad una striscia per favorire la presenza di uno sponsor in più di maglia è stata criticata all’inizio, ma poi è finita per passare in secondo, terzo e forse quarto piano. E si sa quanto per i tifosi della Pro Patria (dopo la maglia verde col Torino) la gloriosa casacca biancoblù sia sacra…

Prezzi impopolari

5 euro per vedere in curva l’Inter al primo anello, 10 euro il Milan. Se le due società che si contendono lo scudetto in serie A hanno deciso di ricorrere a prezzi popolari per favorire il ritorno dei tifosi allo stadio, a Busto la proprietà ha fatto l’esatto contrario. Dopo una campagna abbonamenti aperta a gennaio tanto per, i prezzi per vedere la Pro Patria sono rimasti sempre impopolari per tutta la gestione Testa (flop della partita del centenario compresa). Persino Citarella lo aveva capito…

Botteghini chiusi

Tranne a Trieste e Legnago, M24 ha seguito la Pro Patria in tutte le trasferte. Nella maggior parte degli stadi, da Bolzano a Salò passando per Fiorenzuola, i botteghini sono sempre stati aperti anche il giorno della partita, favorendo l’affluenza dei tifosi dell’ultima ora. A Busto mai

Stadio degrado

Dei campi in sintetico promessi dal Sindaco lo scorso 30 maggio non c’è ancora traccia; del parcheggio stadio non c’è proprio più traccia. Se poi aggiungiamo la sala stampa sempre chiusa (ad eccezione della “tristemente famosa” conferenza Citarella-Testa), il deficitario servizio ristoro (persino a Seregno il bar era fornitissimo) e la scarsa pulizia (polvere sulle postazioni in tribuna stampa), il quadro è davvero deprimente per una società professionistica e per l’unico stadio a norma della provincia.

Pro Patria società zimbello – MALPENSA 24