Il vicesindaco Tovaglieri a Bruxelles, ma per ora non lascia la giunta di Busto

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BUSTO ARSIZIO – Per Isabella Tovaglieri è tempo di partire per Bruxelles. Ma non è ancora il momento di lasciare il suo incarico da assessore a Palazzo Gilardoni. Dove è anche vicesindaco, almeno per ora. O meglio, fino a quando «non ci sarà il nome di chi entrerà in giunta al mio posto». Motivo? «Non voglio sovraccaricare il sindaco Antonelli, che è già oberato da una serie di deleghe operative importanti. L’Urbanistica è una materia molto impegnativa». Insomma, l’europarlamentare leghista dovrà fare gli straordinari per qualche tempo e dividersi tra gli impegni europei e quelli cittadini, che la vedranno protagonista anche in giunte, commissioni e, se convocati, consigli comunali.

Raggiungiamo Isabella Tovaglieri via telefono proprio mentre si sta imbarcando sull’aereo che la porterà a Bruxelles, dove domani, 2 luglio, si aprirà ufficialmente il suo mandato di europarlamentare. Il vicesindaco parla a 360 gradi: dei suoi futuri impegni, dei temi sui quali vorrebbe lavorare, del suo rapporto con la città e anche della delicata situazione politica a Palazzo Gilardoni.

Tovaglieri, è solo una questione di coincidenze, ma di fatto lascia Palazzo Gilardoni in un momento complicato. Secondo lei come se ne esce?
«Per me inizia un nuovo capitolo del mio impegno politico. Ma non lascio Busto. Continuerò a seguire la mia città da un punto d’osservazione differente che mi darà una visione più ampia. Tanto che ho anche chiesto di poter essere assegnata a commissioni che mi daranno modo di lavorare per Busto e per tutto il nostro territorio. Ad ogni modo io appartengo a un partito che non ha subito grossi sconvolgimenti. Certo mi auguro che i consiglieri comunali non perdano di vista l’obiettivo per il quale sono stati votati ed eletti: ovvero perseguire il bene di Busto».

D’accordo, però la crisi della maggioranza non è superata. Ha qualche consiglio da dare al sindaco Antonelli?
«Il sindaco ha sempre pensato al bene di tutti e deve continuare in questa direzione. Forse deve evitare di prendere troppo sul personale certe situazioni, che certamente l’hanno segnato e fatto soffrire. Ultimamente l’ho visto un po’ sconfortato, ma deve andare avanti. In questo la Lega lo sostiene».

Inutile girarci attorno: ormai l’argomento politico sul tavolo è il rimpasto. Che coinvolge anche il suo assessorato. Quando lascerà ufficialmente l’Urbanistica?
«Non c’è una data precisa. Lo farò nel momento in cui è stato individuato il mio successore. Nelle prossime settimane continuerò a dare il mio contributo evitando in tal modo di sovraccaricare il sindaco che, non dimentichiamolo, ha già molte deleghe pesanti da seguire».

Quasi tre anni da assessore su un tema strategico. Qual è il suo bilancio?
«L’Urbanistica non era certo la mia materia, ma posso dire di aver scoperto una delega bellissima. All’inizio ero molto titubante rispetto al compito che mi è stato affidato. Poi però ho avuto l’opportunità di ridisegnare una parte della città, l’area delle Nord. E spero che il lavoro fatto sia il punto di partenza per accendere i riflettori su quel comparto di Busto Arsizio».

C’è qualcosa che avrebbe voluto fare e non è riuscita a concretizzare?
«Mi sarebbe piaciuto vedere almeno una ruspa al lavoro nell’area delle Nord. Ma mi rendo conto che si tratta di una cosa impossibile. Si sta parlando di un progetto a lungo termine».

E ora Bruxelles. Quali saranno i suoi primi impegni?
«Domani (martedì 2 luglio) ci sarà una riunione del gruppo e saprò quali commissioni dovrò seguire. Mercoledì invece ci saranno le votazioni per il presidente e il vicepresidente dell’europarlamento».

Le commissioni. Ha espresso qualche desiderio in particolare?
«Sì. Due commissioni tecniche su Industria, Trasporti ed Energia e Mercato interno, ovvero tematiche di stretta attinenza anche con il nostro territorio, e una sui diritti delle donne che mi permette di portare avanti la questione dell’islamizzazione nelle nostre città e paesi, uno degli argomenti della mia campagna elettorale».

Quindi il video girato a Molenbeek non è stato solo una trovata di propaganda politica?
«Assolutamente no. E’ un tema sul quale non spegnere i riflettori, perché anche Busto corre il medesimo rischio di Molenbeek. Già nelle periferie di Milano il fenomeno è avanzato. Da noi forse è ancora poco percepito, ma ritengo importante mantenere alta l’attenzione».

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