Una pista ciclabile è di destra o di sinistra?

Una pista ciclabile o una zona a traffico limitato sono di destra o di sinistra? È la domanda che si è fatto qualcuno, a Busto Arsizio, dopo che la maggioranza di centrodestra che governa la città ha affossato il PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, proposto dall’assessore (civico, nominato in quota Lista Antonelli) Salvatore Loschiavo. Tra i principi che lo ispiravano – sono parole dello stesso assessore in un’intervista a Malpensa24 – quelli di rendere Busto Arsizio «una città 30″ e una città dei 15 minuti», dove viaggiare a 30 km orari per tutelare maggiormente le “utenze deboli” della strada, e dove raggiungere in 15 minuti a piedi tutti i servizi essenziali della città.

Più piste ciclabili, più “zone 30”, più aree pedonali, alcuni degli strumenti per mettere in pratica quei principi. «Troppo di sinistra» è stata invece una delle accuse rivolte a Loschiavo, che sono costate alla bozza del PUMS la bocciatura su tutta la linea da parte della maggioranza di centrodestra. Tra le “colpe” imputate all’assessore, quella di aver riproposto a Busto Arsizio alcune delle iniziative che il centrodestra critica ferocemente nelle grandi città in cui governa il centrosinistra, come le corsie ciclabili al posto dei parcheggi nella Milano del sindaco Beppe Sala o il limite dei 30 chilometri orari nella Bologna del primo cittadino Matteo Lepore. Entrambi a capo di amministrazioni di centrosinistra.

E allora, al netto delle questioni politiche che muovono le scelte della maggioranza di Busto Arsizio (e che tratteremo in separata sede), forse dovremmo aggiornare il celebre elenco di Giorgio Gaber quando cantava “Ma cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”. Le piste ciclabili sono di sinistra, i parcheggi a bordo strada sono di destra. Andare a 30 all’ora in città è di sinistra, il limite a 50 (possibilmente senza autovelox) è di destra. Il mezzo pubblico è di sinistra, l’auto privata è di destra. L’ideologia politica che si impadronisce anche del Codice della Strada e delle scelte viabilistiche. Potremmo aggiungere, allargando il campo da Busto Arsizio alla politica nazionale ed europea, che incentivare le auto elettriche è di sinistra, mentre mantenere in vita il caro, vecchio motore “endotermico” è di destra. Oppure che, come insegna il ministro Adolfo Urso, fabbricare auto con un nome italiano in Polonia, non è sicuramente di destra. Ma forse nemmeno di sinistra.

Invece dell’ideologia forse basterebbe, come sempre, un po’ di buon senso. Sia da parte di chi invoca i cambiamenti, anche drastici, in nome della tutela dell’ambiente, sia da parte di chi resiste nel nome delle abitudini consolidate. Per trovare quelle soluzioni che favoriscano un utilizzo più funzionale delle infrastrutture di mobilità e delle risorse pubbliche e private. Perché andare in auto è generalmente più immediato, ma anche poter andare in bicicletta in sicurezza o su un mezzo pubblico che sia efficiente può risultare più comodo ed economico. Le etichette politiche applicate alla viabilità fanno sorridere, perché poi in treno, in bicicletta e in autostrada ci vanno quelli di destra e quelli di sinistra. E votano in base alla credibilità di chi si presenta alle urne.

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