Varese città solidale: sono più di 10mila i volontari attivi. Terzo settore ai raggi X

VARESE – Varese si conferma una città a forte vocazione solidale: sono circa 10.500 i volontari che svolgono attività benefiche, il che significa oltre 15 persone impegnate su 100 fra i cittadini con più di 14 anni. É quanto emerge dalla presentazione a Varese del Rapporto “Sussidiarietà e… sviluppo sociale”, realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà con Istat.

Il popolo del volontariato

Due terzi dei volontari varesini operano in organizzazioni, mentre un terzo in modo diretto. I volontari sono divisi equamente fra uomini (51%) e donne (49%). La fascia di età con maggiore presenza è fra 45 a 64 anni. Due terzi dei volontari hanno un diploma di scuola superiore o la laurea. Fra le persone in buone condizioni economiche quasi una su quattro fa volontariato, ma l’impegno è forte anche fra chi ha una situazione più modesta (10%). Il 14% di chi ha un lavoro fa volontariato; il 10% fra disoccupati, pensionati e casalinghe.

Il Rapporto rivela che la sussidiarietà, intesa come partecipazione ad attività collettive, sociali e politiche, contribuisce a migliorare la qualità della vita, facilita la ricerca di un lavoro e riduce il rischio di povertà. La partecipazione a programmi di formazione continua favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro, a tutte le età (0,7 su una scala da 0 a 1). A livello nazionale il non profit dà un contributo vitale all’Italia: il valore della produzione ha raggiunto nel 2022 gli 84 miliardi di euro (+5% rispetto al 2020).

L’incontro

All’incontro in programma questa sera, martedì 13 giugno, alle 21 nel Salone Estense, interverranno Davide Galimberti, sindaco di Varese, Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, sottosegretario alla Presidenza Regione Lombardia, Maria Chiara Gadda, parlamentare e prima firmataria Legge 166/16 c.d. “antispreco”, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Gabriele Sepio, avvocato, già coordinatore del tavolo tecnico per la riforma del terzo settore presso ministero lavoro, Gianpaolo Silvestri, segretario generale Avsi.

«Il volontariato è una risorsa essenziale per ogni territorio, per la capacità che ha di consolidare il senso di appartenenza alla collettività e favorire lo sviluppo sociale ed economico. A Varese lo abbiamo toccato con mano durante la pandemia, con una straordinaria mobilitazione di giovani e meno giovani che per mesi hanno favorito la gestione dell’Hub vaccinale alla Schiranna, grazie a una rete tra enti, associazioni e realtà cittadine», afferma Davide Galimberti, sindaco di Varese. Che aggiunge: «Le storie di volontariato sono anche legate alle grandi manifestazioni, gli eventi sportivi di canottaggio sono un esempio, in cui l’adesione a questa esperienza rappresenta una sfida entusiasmante, con valenze formative e di partecipazione alle dinamiche della propria città».

La sussidiarietà

«Lo studio dimostra che lo sviluppo sostenibile si può raggiungere con una spinta dal basso, frutto della cultura sussidiaria – afferma Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia – Un approccio che intercetta appieno le politiche regionali a dimostrazione che la sussidiarietà in Lombardia è un modello solido e ben radicato. Un modello che si fonda su responsabilità dei singoli e promozione dell’azione collettiva, trovando nel Terzo Settore lombardo un pilastro a garanzia dell’efficacia delle politiche. Un esempio, su tutti, le politiche di welfare».

L’importanza della ricerca e i l’analisi dei numeri

«La ricerca, la prima del genere in Italia, dimostra che la presenza di un privato sociale attivo e dinamico contribuisce ad attenuare le condizioni di disagio e favorisce l’occupazione – spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà – Il terzo pilastro tra Stato e mercato, la comunità, gioca un ruolo chiave per lo sviluppo. Lo studio mostra che la sussidiarietà è il carburante nel motore del sistema socio-economico».

Il ruolo del Terzo settore

«Il Terzo Settore ha un ruolo strategico nel progresso sociale, culturale ed economico del nostro Paese – aggiunge la deputata Maria Chiara Gadda – Con i suoi volontari e lavoratori, rappresenta anche un modello economico stabile su cui innestare i pilastri della crescita nel solco della sostenibilità, della transizione ecologica e dell’innovazione. È giunto il tempo di considerare l’economia sociale come un capitolo di investimento e non certo di spesa residuale e di cambiare mentalità anche nella pubblica amministrazione, ad ogni livello, affinché il principio di co-programmazione e di co-progettazione con il Terzo Settore diventino una pratica diffusa».

«Spesso ci sentiamo dire che il terzo settore è chiamato a un ruolo fondamentale nel nostro paese, ma vorrei provocatoriamente richiamare l’attenzione sul fatto che lo sta già giocando. E da tempo – dice Gianpaolo Silvestri, segretario generale Avsi – È già un fatto imponente che forse ha ancora poca consapevolezza di sé. Questa ricerca può aiutare in questo senso. A volte ci considerano “supplenti”. Mentre siamo già protagonisti e soggetti a pieno titolo che concorrono alla pari al bene comune».

«Volontariato e terzo settore rappresentano un binomio intorno al quale ruota lo sviluppo dell’economia sociale e la completa attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale.  Al centro si pone lo svolgimento di attività di interesse generale il cui impatto sociale assume un valore crescente e non misurabile secondo parametri standard ma attraverso i nuovi strumenti introdotti dalla riforma del terzo settore», ha concluso l’avvocato Gabriele Sepio.