VARESE – Spaccio nei boschi da Nord a Sud della provincia di Varese. Il fenomeno è in crescita da anni: dalla Valcuvia al Saronnese. Negli anni sono stati almeno due gli omicidi avvenuti fuori provincia (Rescaldina) nonché nel bosco del Rugareto per questioni collegate al controllo delle zone dello spaccio. L’estate scorsa il cadavere di un giovane pusher è stato trovato abbandonato a Lonate (ma uccisio a Garbagnate) lungo una piazzola della superstrada 336 per Malpensa. A Origgio poco dopo è stato gambizzato un altro giovane.
Sparatorie e omicidi
Il 28 gennaio a Biandronno un giovane era stato ferito al margine dei boschi di via Cairoli. Fu quella la prima volta che un sindaco invocò l’intervento del Governo. Seguirono l’impegno dei deputati Stefano Candiani (Lega) e Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia). Da inizio aprile, in accordo con il comando provinciale dei carabinieri di Varese, stanno intervenendo i corpi speciali dell’Arma: i baschi rossi, elitrasportati.
L’allarme della politica
Numeri alla mano: sono almeno una trentina i bivacchi utilizzati dai pusher smantellati dai militari nelle ultime settimane. Gli spacciatori vivono nel fitto della boscaglia, in ripari di fortuna, riforniti di cibo e acqua dai “cavallini”. Tossici italiani che fanno loro anche da vedette. Sono questi ultimi a fare le consegne al limitare dei boschi di eroina, cocaina e hashish. Solo nel 2022 furono oltre 30 i pusher arrestati nel Luinese dai carabinieri.
Armi e proiettili
A Masciago gli stessi militari hanno trovato 400 proiettili, nei boschi i carabinieri hanno rinvenuto anche fucili a canne mozze e 12mila euro in contanti oltre a 200 franchi svizzeri, segno che i clienti arrivano anche da oltre confine, probabilmente. I blitz sono continui. Il fenomeno è segnalato da anni dai cittadini e si estende dal Parco Pineta, alla Valcuvia. La gente, abituata a frequentare i boschi per fare attività sportiva all’aperto, ma anche una semplice passeggiata è ormai esasperata, insicura e non se ne può più.