VISTO&RIVISTO Il silenzio lunare ci fa scoprire l’anima di un uomo

luna primo uomo

di Andrea Minchella

VISTO

FIRST MAN – il primo uomo, di Damien Chazelle (First Man, USA 2018, 141 min).

Silenzioso. Incredibilmente silenzioso. Il film su Amstrong sembra essere quasi sussurrato da un Chazelle  molto introspettivo, che tenta, ma non sempre ci riesce, di svelarci nella sua essenzialità l’anima dell’uomo, o meglio, del primo uomo sbarcato su un pianeta diverso dal nostro.
La storia filtra dal punto di vista del protagonista, qui interpretato da un Ryan Gosling che Chazelle dirige, dopo averlo fatto cantare in ”LA LA Land”, e scorre lineare per tutta la durata della vicenda. L’assenza di emozioni sembra camminare parallela all’assenza di gravità che le varie missioni preparative all’allunaggio  hanno in comune. Amstrong, dopo il dolore più grande che un padre può vivere, sembra disidratato di qualsiasi gemito vitale a favore di una fredda e aliena concentrazione necessaria per la partecipazione al massacrante e pericoloso progetto lunare della Nasa.
La silenziosità religiosa del film viene rotta solo durante i decolli dei vari moduli, delle diverse missioni, da un assordante quanto realistico rombo esplosivo dei giganteschi propulsori. Durante l’allunaggio, poi, l’assenza di rumori trasmette allo spettatore una sensazione asfissiante e dirompente tanto da riuscire a percepire ogni attimo della faticosa ma decisa respirazione in audio originale di Amstrong che descrive, passo per passo, la discesa dalla scaletta del modulo fin sul manto lunare.
Anche se la scena è stata descritta e proiettata migliaia di volte, Chazelle riesce a chiudere in poche inquadrature quello che davvero Amstrong e Aldrin probabilmente pensarono guardando attraverso il vetro dei loro ingombranti caschi.
Raccontare di Spazio, di navicelle e di astronauti è diventato difficile, a causa dei troppi film che sono stati fatti, spesso distaccandosi dalla realtà, a favore di una più “vendibile” fantascienza da box office. Qui Chazelle, invece, con la sua regia fresca e leggera, racconta la semplice storia di un uomo che vuole fermamente raggiungere il suo obbiettivo.
Steven Spielberg, sempre attento alle nuove generazioni di registi e con un atavico debole per le storie extra terrene, ha creduto da subito al progetto tanto da diventarne produttore.

RIVISTO

CAPRICORN ONE, di Peter Hyams (USA 1978, 123 min).

La guerra fredda si combatteva anche con il cinema, soprattutto da parte degli Americani. “Capricorn One” ne è un perfetto esempio. Uscito alla fine negli anni settanta, il film di Hyams, che ne scrive la storia e la sceneggiatura, racconta ciò che i cospiratori dell’allunaggio pensano da sempre: la missione dell’Apollo 11 non è mai esistita, e la camminata di Amstrong sul manto lunare è stata in realtà realizzata in uno studio televisivo di Hollywood. Un pretesto semplice ma che dà vita ad una serie di ripensamenti, inseguimenti e tentati omicidi da parte del losco Governo degli Stati Uniti.
Seppur troppo legato al periodo storico in cui è stato girato, il film fornisce diversi spunti per riflettere sulla spesso assurda rivalità tra potenze mondiali che, pur di raggiungere risultati a volte inarrivabili, truccano le carte con la sola finalità di esercitare muscoli e forza agli occhi spesso disattenti del mondo.

 

Luna primo uomo – MALPENSA24