VISTO&RIVISTO Un cheeseburger ci salverà. Forse

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di Andrea Minchella

VISTO

THE MENU, di Mark Mylod (Stati Uniti 2022, 106 min.).

Che dire. Arrivi in sala senza sapere esattamente a cosa assisterai. Poi comincia “The Menu” e credi di assistere ad un giallo alla “Agatha Christie”, in cui un variegato gruppo di persone si appresta ad intraprendere un viaggio in cui qualcosa di terribile accadrà e, di conseguenza, la ricerca del colpevole occuperà il resto del tempo della pellicola. Ma dopo circa dieci minuti abbastanza insignificanti, ecco che il film comincia davvero. La banalità del registro dell’inizio si trasforma in un claustrofobico ed oppressivo linguaggio che sbanda tra il teatrale e il grottesco. L’entrata in scena dello chef Julian Slowik, impersonato da un gigantesco Ralph Fiennes, ribalta completamente il ritmo e ci catapulta violentemente in un viaggio disumano e violento nelle pieghe più nascoste dell’anima, dell’impulso animale, del desiderio effimero e della vendetta più cieca.

Mark Mylod mette in scena un dramma collettivo che prende forma in un ristorante stellato ed estremo dove ogni dettaglio diventa colonna portante dell’intera vicenda. Mark Mylod ci racconta degli istinti umani e di tutte le tragiche conseguenze che ne derivano, prendendo spunto dall’osannato e fortemente simbolico mondo della cucina. Questo, ovviamente, non è un film sul mondo della cucina, ma è un film sull’uomo, sulla sua estrema volubilità e sulla sua ancestrale voglia di raggiungere il piacere a qualsiasi costo. “The Menu” è un’amara analisi sulla complessità della società moderna, bulimica di immagini, giudizi ed esperienze esasperate, ma completamente anoressica di emozioni e di empatia. L’entrata in scena dei piatti scenografici ed enigmatici, preparati dal magnetico chef e dalla sua brigata, diventa epica della vita stessa di ognuno di noi. Ogni piatto si trasforma in un pezzo di noi, della nostra esistenza, di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere. Le portate, spiegate e raccontate prima di essere mangiate, diventano un conto duro e impietoso che la vita ci presenta. Spesso.

Mylod costruisce in maniera impeccabile un viaggio angosciato nei vizi e nei segreti che tutti cercano di tenere nascosti. Lo chef Slowick trova quei segreti e li trasforma in una cena che non lascia scampo né ai clienti esclusivi del suo ristorante, né agli spettatori che assistono al film.

Solo la verità e la semplicità potranno, forse, dare speranza e possibilità di sopravvivenza. La preparazione del cheeseburger da parte di Julian per la sua cliente Margot si trasforma in un chiaro, sensuale e necessario messaggio di speranza. Margot, sincera e pronta a rischiare, esprime un desiderio vero, reale e chiaramente sentito. Questa sua presa di posizione si oppone all’ipocrisia che serpeggia tra i tavoli del ristorante. L’azzardo di Margot instilla nello spietato chef un ritrovato spirito di creatività, di desiderio. Una via d’uscita, dunque, esiste.

Mark Myod ritrova qui in veste di produttore il regista di “Vice” e di “Don’t Look Up” Adam McKay. I due hanno già dato prova di estrema capacità narrativa con la sorprendente e premiata serie “Succession”. In questo caso i due autori riescono egregiamente a concentrare tutta la loro genialità in un racconto serrato e stringente che ci lascia con il fiato sospeso fino all’ultima inquadratura.

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RIVISTO

IL CUOCO, IL LADRO, SUA MOGLIE E L’AMANTE, di Peter Greenway (The Cook, The Thief, His Wife and Her Lover, Regno Unito- Francia 1989, 124 min.).

Peter Greenway ci immerge nell’intestino crasso della vita, facendoci entrare in contatto con la carne putrida ed il sangue ristagnato degli animali che mangiamo. L’autore gallese realizza una delle opere più controverse e riluttanti del cinema moderno. Il ristorante in cui la vicenda si svolge sembra essere una sorta di purgatorio dantesco in cui le anime devono ancora capire la strada da percorrere.

Un film, questo, che ci trasforma in comparse di una vicenda strettamente collegata alla lussuria, al desiderio, alla vendetta ed alla morte. Un giovane Tim Roth ed un’ancora sconosciuta Helen Mirren sono alcuni dei grandi attori, di provenienza teatrale, che si muovono a loro agio in questa rappresentazione fisica e lacerante del mondo che ci circonda.

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