VISTO&RIVISTO Un tema difficile raccontato con estrema delicatezza

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di Andrea Minchella

VISTO

MAY DECEMBER, di Todd Haynes (Stati Uniti 2023, 113 min.).

Dimesso, discreto, quasi sussurrato. Todd Haynes realizza un film didascalico ed essenziale liberamente ispirato ad una vicenda realmente accaduta negli Stati Uniti. Storie così ci sono sempre state e sempre ci saranno. Come una sorta di liturgia scabrosa, l’attrazione tra un adulto e un adolescente ha sempre avuto la capacità di mietere vittime in ogni epoca, in qualsiasi classe sociale, in tutto il mondo. Haynes, capace ed attento osservatore, non giudica ma ci fornisce un resoconto poeticamente diretto e incredibilmente posato con il nobile intento di raccontare una storia. Il giudizio, se ci può essere un giudizio definitivo su vicende simili, viene lasciato alla capacità dello spettatore che, grazie a riflessioni come queste, può farsi un’idea su un tema complesso senza rischiare di cadere nel pericoloso vortice della morale collettiva.

“May December” diventa un diario intimo e personale della scandalosa relazione tra la trentaseienne Gracie e il tredicenne Joe. La donna fu accusata di molestie su un minore e fu arrestata. Proprio in prigione portò avanti la gravidanza frutto dell’amore con il ragazzo. Uscita, i due si sposarono ed ebbero altri due gemelli. Il film ci racconta della famiglia Atherton-Yoo, costruita negli anni dai due, in un presente che sembra sospeso nel tempo e nello spazio. Elizabeth, una famosa attrice di Hollywood, andrà a vivere per qualche tempo con la famiglia di Gracie e Joe perché presto verrà realizzato un film su quella vicenda ancora piena di incognite. Per interpretare la figura enigmatica e riservata di Gracie, la bella e curiosa attrice vuole cercare di capire fino in fondo le ragioni di quelle scelte. La convivenza con quella famiglia, apparentemente essere stata capace di superare le difficoltà, metterà invece in luce le infinite fragilità che la compongono.

L’amore che ha travolto i protagonisti di quella relazione sembra avere forme diverse da quello che noi tutti conosciamo. I motivi di un’attrazione tanto forte e deflagrante rimangono un enigma che spesso non trova una risoluzione dentro una spiegazione razionale e convenzionale. Il giudizio unidirezionale è l’unica arma che la società ha a disposizione quando si trova davanti a fatti del genere. E poco importa se i protagonisti di quella storia, che già hanno sofferto molto, continuano a rimanere incastrati in una sorta di limbo processuale che mai si concluderà. La ricerca, quasi ossessiva, da parte di Elizabeth delle motivazioni di una relazione come quella diventerà presto un pericoloso viaggio in un territorio dove le ferite sanguinano ancora e dove il giudizio collettivo permea ogni azione dei protagonisti.

Todd Haynes costruisce il suo racconto attorno a due protagoniste centrate e potenti. Julianne Moore si cala perfettamente nel ruolo ingenuo e disincantato della donna che è stata capace di sedurre un tredicenne. Natalie Portman interpreta egregiamente la parte dell’attrice di Hollywood che pur di immedesimarsi nel ruolo di Gracie sarebbe capace di ogni cosa. La musica scelta dal regista, a volte con note ossessive, ci restituisce un racconto lineare e mai sbavato. La grammatica è ineccepibile e non invade mai una storia tanto difficile quanto aggrovigliata. Sembra quasi di assistere ad una sorta di emancipazione dolorosa e indecente della donna che decide di scegliere, assumendosi le responsabilità del suo gesto d’amore. Gracie è, dopo tutto, una donna che ha scelto di amare intraprendendo una strada impervia e dolorosa. Al di là del giudizio sulla vicenda, “May December” è un necessario e prezioso resoconto di una storia umana piena di infinite sofferenze ma anche di delicate emozioni.

“May December” pone, per bocca della protagonista Gracie, una domanda sconcertante e carica di contraddizioni: “chi decide i limiti?”. La voce di Gracie, sporcata da un difetto di pronuncia mai aggiustato, squarcia lo schermo e l’anima di ogni spettatore. Non esiste, forse, una risposta sensata a quel quesito, ma certamente la vicenda della pellicola non fa che alimentare dubbi e interrogativi su eventi inspiegabili spesso mossi da emozioni e da sentimenti incontrollabili.

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RIVISTO

CAROL, di Todd Haynes (Regno Unito, Stati Uniti 2015, 118 min.).

Un film delicato che racconta una tormentata e travolgente storia d’amore tra una giovanissima Therese e una matura Carol. Grammatica essenziale, forse troppo convenzionale, per una complessa storia d’amore. Contraddizioni e segreti diventano un linguaggio lineare per una pellicola piena di emozioni disorientanti. Blanchett e Mara strepitose.

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