Il presidio dei genitori alle Marconi di Gallarate: «La scuola è stata dimenticata»

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GALLARATE – «La scuola è una priorità, non un dettaglio». Con questo slogan genitori e studenti delle scuole elementari Marconi del rione di Crenna di Gallarate domani, sabato 13 marzo, si raduneranno davanti ai cancelli per protestare contro la chiusura delle scuole. «Alunni e insegnanti hanno fatto i salti mortali per rimanere in presenza in sicurezza, ma la Regione chiude tutto in un giorno dimostrando che l’istruzione non è più il centro dei loro interessi».

Contro Pirellone

Il messaggio dei genitori è chiaro: la scuola deve essere la priorità e puntare sulla formazione delle nuove generazioni deve essere il focus del governo. Per questo motivo le famiglie hanno deciso di mobilitarsi e protestare in modo pacifico e simbolico contro la delibera della Regione Lombardia che ha deciso di chiudere le scuole di ogni ordine e grado per rispondere all’impennata dei contagi da coronavirus.

Generazione dimenticata

Così domani, sabato 13 marzo, i genitori e alunni della scuola primaria Marconi di Crenna appenderanno fuori dai cancelli disegni e scritte che rappresentino lo stato d’animo dei bambini. «Dalle loro opere emerge lo sconforto di una generazione a cui si sta negando un’esperienza formativa, dal punto di vista culturale e umano», spiegano i gallaratesi.

Il supporto del sindaco

Che estendono quindi l’invito a partecipare alla manifestazione a tutta la città. E la voce arriva anche al sindaco, Andrea Cassani, che proprio in questi giorni aveva mostrato solidarietà nei confronti della causa e si era detto disposto a partecipare in segno di sostegno. Quindi, forse, anche il primo cittadino domani presenzierà a Crenna, dove si svolgerà il presidio dalle 8.15 alle 16.20.

Salti mortali

«E’ ormai un anno – continuano i genitori – che ci troviamo in questa situazione di emergenza e abbiamo visto quanto deleteria sia stata la didattica a distanza, nonostante i salti mortali fatti dagli insegnanti per restare in contatto con gli alunni e tenere delle lezioni quanto più vicine alla “normalità”. Noi ci siamo fatti in quattro per accompagnare i nostri figli nella Dad, procurando gli strumenti informatici e cercando di ritagliare per loro spazi fisici in casa e momenti ad hoc».

Uno sforzo che in alcuni casi diventa particolarmente arduo, soprattutto per ci lavoro e che fa fatica a conciliare carriera e famiglia. «Quando i nostri bambini sono tornati a scuola a settembre si sono dimostrati molto rispettosi nei confronti delle regole. Mascherine sempre indossate, distanze impeccabili, nessun passaggio di materiali. Insomma tutti a scuola si sono dati da fare per assicurare un ambiente protetto. Perché ora devono pagare loro quando molti altri settori rimangono aperti?».

Scuola dimenticata dalla politica

I genitori concludono quindi con una forte accusa ai vertici della Regione: «Chiudere le scuole significa affermare che le giovani generazioni non sono in testa al programmi della politica. Hanno chiuso tutto, senza dare un minimo sostegno alle famiglie, molte delle quali vivono in condizioni sempre più precarie. Così non si può continuare, dovete riaprire le scuole».

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