Tessuti sostenibili e digitale: il futuro del tessile visto da Confartigianato Varese

Confartigianato Varese

VARESE – Il tessile è uno dei settori storici del territorio varesino, ma già da qualche anno sta attraversando una fase di crisi, che il Covid ha contribuito ad aggravare. Una situazione che emerge dai dati che Confartigianato Varese ha presentato oggi, martedì 27 luglio. Ma l’associazione di categoria guarda al rilancio del comparto, attraverso investimenti in digitalizzazione e sostenibilità dei tessuti. Fondamentale anche la formazione, come ha sottolineato il presidente Davide Galli.

I numeri della crisi

Il settore del tessile e della moda vede la presenza di 1266 pmi in provincia di Varese. Un numero che solo un decennio fa era molto più alto: dal 2009 al 2019 si è registrato un calo di ben 793 attività. Si tratta di una flessione del 26,4%, più alta della media regionale (-19,8%). In questo quadro già complesso si è aggiunta la pandemia: la contrazione del fatturato nell’anno del Covid è stata del 36,6%. Da registrare inoltre un -7,5% dell’export del settore moda varesino nel confronto 2019-2021 per quanto riguarda il primo trimestre (la media lombarda in questo caso è più alta: -12,9%). Il peso di Varese a livello regionale resta comunque importante, con un 7% del totale delle esportazioni lombarde. Dal punto di vista dell’occupazione invece le previsioni di assunzione sul territorio a luglio 2021 in rapporto a luglio 2019 sono in calo del 25%.

Tessile Varese

Oltre i numeri

A commentare i dati il presidente di Confartigianato Varese Davide Galli. «I numeri sono negativi ma non dicono tutto – ha esordito – innanzitutto il settore moda varesino si divide in due grandi filoni: subfornitura e imprese con produzione propria. La diminuzione più significativa c’è stata nella subfornitura, con diverse piccole realtà che hanno chiuso, ma c’è la novità data da nuove imprese, tra cui diverse start up, che danno fiducia al settore». Importante per il futuro di tessile e moda è concentrarsi sulle potenzialità presenti sul territorio. «In questo momento si registra il fenomeno delle grandi firme che stanno cercando con forza aziende che possano offrire servizi di qualità – ha aggiunto Galli – le nostre aziende sono un’eccellenza dal punto di vista qualitativo, ma spesso il problema è farlo capire alle aziende stesse perché ci si butta nel lavoro e non si è in grado di capitalizzare queste capacità».

Digitalizzazione e sostenibilità

Per il rilancio del comparto Galli indica due temi, anzi due mantra, come li definisce lui stesso. Il primo è la digitalizzazione. «Oggi è importante che anche le imprese di questo settore aprano l’occhio alle nuove competenze relative al mondo del digitale e dell’e-commerce. Bisogna affidarsi a figure di skill elevato, come export manager e digital manager, per approcciare a nuovi modi per interagire col cliente». Il secondo aspetto è la sostenibilità, tema molto sentito dal mercato verso il quale si stanno muovendo già diverse realtà locali. «Anche nella nostra provincia – sottolinea il presidente di Confartigianato Varese – ci sono esempi positivi di aziende che hanno sfruttato la pandemia per produrre tessuti antiCovid. Stanno crescendo anche i tessuti sostenibili, realizzati con fibre naturali che hanno un minor impatto sull’ambiente. E ci sono nuove tecniche produttive innovative, legate al risparmio energetico». La produzione di tessuti sostenibili in questa fase sta risentendo meno della crisi rispetto ai prodotti finiti.

Tessile Varese

L’importanza della formazione

Infine c’è un altro tema molto caro a Confartigianato Varese, che Davide Galli ha voluto ribadire anche in quest’occasione, ed è quello della formazione. «Stiamo spingendo con forza per la creazione di Its legati al mondo del tessile e della moda nel nostro territorio. Non ce ne sono molti, e invece andrebbero sviluppati perché se vogliamo aumentare il valore del capitale umano oggi è fondamentale la formazione». Il processo di sviluppo degli Its potrebbe essere utile anche per riconsegnare al territorio tutte quelle competenze che sono andate perse con la chiusura o la delocalizzazione di aziende storiche.