GOLASECCA – Assolto perché il fatto non sussiste. E’ il risveglio da un incubo – durato oltre un anno in tribunale a Busto Arsizio – per un trentenne di Golasecca, accusato di violenza sessuale e corruzione di minorenne nei confronti della nipote acquisita, una bambina di dieci anni (all’epoca dei fatti) residente in un paese del Gallaratese.
La tesi dell’accusa
Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Renata Peragallo, non ha ritenuto credibile il racconto reso dalla ragazzina, teso probabilmente a coprire il disagio famigliare e personale che stava vivendo. La vicenda ebbe inizio infatti quando la presunta vittima venne mandata per qualche giorno dagli zii a seguito di un periodo difficile in cui si tagliava le braccia e scambiava chat dai contenuti decisamente espliciti con altri coetanei. E’ proprio in quell’occasione che – secondo l’accusa – l’uomo, difeso dagli avvocati Piero Cesare Iametti e Sonia Bof, l’avrebbe portata in garage e, dopo averle fatto vedere un film pornografico, avrebbe cercato di palpeggiarla.
La difesa in aula
La rivelazione a un parente di quanto accaduto – stando naturalmente alla versione della minore – ha innescato la denuncia da parte dei genitori. Dopo l’incidente probatorio protetto l’uomo è stato rinviato a giudizio. Durante il processo la ragazzina è stata vista da un medico e quattro psicologi: proprio in quei colloqui sono cominciate a emergere perplessità sul suo comportamento e il timore che fosse stata usata dai genitori come esca per una faida famigliare più grande di lei. «Il tribunale – spiega l’avvocato Iametti – non ha ritenuto credibili le dichiarazioni rese dai genitori e dalla bambina che mostravano lacune nella narrazione dei fatti. La nostra fortuna è aver trovato un collegio giudicante attento e scrupoloso che ha analizzato i fatti nella loro realtà». Il pm, che aveva chiesto una pena pari a 2 anni, non è escluso che impugni la sentenza in appello.
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