Dati Almalaurea, Liuc e Insubria battono la media italiana

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CASTELLANZA – A un anno dalla laurea alla Liuc, l’85,3% dei laureati in Economia e il 93,4% di Ingegneria è occupato: si tratta di dati positivi che segnano anche un ulteriore miglioramento rispetto allo scorso anno, quando le percentuali erano rispettivamente dell’84,6% e dell’89%. Sono emersi dalla ventunesima “Indagine sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati in Italia” curata da Almalaurea (consorzio che raggruppa 75 università italiane) e presentata oggi, giovedì 6 giugno, all’Università La Sapienza di Roma durante il convegno «Università e mercato del lavoro». Buone notizie anche per l’Università dell’Insubria: si distingue per il numero di laureati in corso, che trovano lavoro con più facilità che nel resto d’Italia.

«La nostra forza sta nell’attività del Career Service»

Le buone performance dei laureati Liuc riguardano non solo l’occupazione a un anno dal titolo, ma anche a tre anni (il placement per Economia sale al 93,5% e per Ingegneria al 98%). «I dati sono una conferma della possibilità concreta di trovare un’occupazione attraverso la formazione ricevuta alla Liuc», ha commentato Federico Visconti, rettore dell’ateneo di Castellanza. «Spesso i tempi di attesa per l’inserimento nel mondo del lavoro (3,8 mesi dalla laurea per Economia e addirittura 1,9 mesi per Ingegneria) sono legati alla scelta dell’occupazione tra le numerose proposte che vengono sottoposte ai neolaureati. La nostra forza sta nell’attività del Career Service, che si basa sulla personalizzazione del servizio, per essere realmente vicini ai laureati e accompagnarli sia durante gli studi che dopo la laurea e in tutta la loro carriera. Tra le nostre peculiarità c’è il colloquio prelaurea per tutti, proprio con il Career Service. Inoltre gli studenti possono entrare in contatto con imprese e professionisti già a partire dalle lezioni, in cui sono frequenti testimonianze, progetti e collaborazioni».

Il primato di Economia Aziendale per internazionalizzazione

La Liuc conferma anche il primato tra i corsi di laurea magistrale di Economia Aziendale per l’internazionalizzazione: il 44,2% degli studenti, infatti, ha svolto un periodo di studio all’estero. Da segnalare anche i tempi brevi e la regolarità degli studi, con l’84,4% degli studenti Liuc che conclude il percorso nei tempi prestabiliti, e il fatto che il 74,3% ha effettuato un’esperienza di stage durante gli studi.
Anche a livello di tipologie di contratti, emerge un dato estremamente positivo: il 40% circa dei laureati Liuc a un anno dalla laurea ha un primo contratto a tempo indeterminato, contro una media Almalaurea del 28,4%. Come ha aggiunto il presidente Riccardo Comerio, «I nostri laureati si distinguono anche per il guadagno netto mensile, sensibilmente superiore alla media degli atenei del Collettivo. Se infatti guardiamo ai laureati magistrali, lo stipendio medio per la Liuc è di 1.517 euro contro una media Almalaurea pari a 1.210. Un elemento importante in una fase economica complessa come quella che stiamo vivendo, che ci fa ben sperare per il futuro dei nostri giovani. Quando infatti si scelgono corsi realmente appetibili per le aziende e si investe nella propria formazione, i risultati, anche economici, si vedono».

Collaborazioni con la realtà sociale e produttiva di Varese

Angelo Tagliabue, rettore dell’Insubria, ha espresso soddisfazione:«Anche quest’anno l’università si distingue per la percentuale di laureati in corso, segno che l’esperienza che vivono qui è positiva, basata su un ottimo rapporto con i docenti oltre che su un ottimo insegnamento. E questo, insieme alle collaborazioni che l’ateneo mette in campo con la realtà sociale e produttiva del territorio, è uno dei fattori che permette ai nostri laureati di trovare lavoro con più facilità che nel resto d’Italia». I dati sul profilo dei laureati dell’Insubria sono molto buoni e in certi casi anche migliori rispetto allo scorso anno. Oltre il 60% di loro termina l’università in corso, una percentuale nettamente superiore rispetto a quella nazionale del 53,6%: in particolare il 60,6% tra i triennali e il 74,8% tra i magistrali biennali. Il 59,8% ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: un dato importante in aumento rispetto al rapporto 2018 che segnava il 56,7%. Il 70% dei laureati dell’Insubria ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari, rispetto a un dato nazionale che si attesta al 65,4%. Il 91,1% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso, l’89,2% apprezza il rapporto con il corpo docente e il 69,7% sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso ateneo.

L’efficacia del titolo

L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 2.470 laureati dell’Università dell’Insubria. Tralasciando quanti hanno deciso di proseguire negli studi (il 39,9%), sono stati contattati 1.144 laureati triennali del 2017 dopo un anno dal titolo: il loro tasso di occupazione è dell’82,2%, superiore al 72,1% della media nazionale. Tra questi, il 20,4% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 18,2% ha cambiato e il 61,4% ha iniziato solo dopo gli studi.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 61,5% degli occupati, contro il 56,3 nazionale, considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 56,8% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.
Per i laureati di secondo livello del 2017 il tasso di occupazione è del 76,5%, contro il 69,4 nazionale. Per i laureati di secondo livello del 2013, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 90,4% e supera l’85,5% del dato nazionale. Le retribuzioni arrivano in media a 1.713 euro mensili netti, mentre a livello nazionale si fermano a 1.459 euro. Il 67% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Ma dove vanno a lavorare i laureati dell’Insubria? Il 77,7% è inserito nel settore privato, mentre il 20,5% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 1,3%. L’ambito dei servizi assorbe l’83,0%, mentre l’industria accoglie il 14,7% degli occupati; l’1,3% lavora nel settore dell’agricoltura.

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