Antonelli: «Promosso il piano industriale di Accam. I problemi sono superabili»

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BUSTO ARSIZIO – Critico. E’ molto critico, ma non boccia. Il documento tecnico stilato dal ragioniere capo del Comune di Busto solleva molte perplessità sul piano industriale di Accam. Però, come tiene a precisare il sindaco Emanuele Antonelli «non lo affossa».

Non sarebbe una bocciatura quindi, come sostenuto da alcuni media. La lettura che il sindaco dà a quel documento, infatti è ben diversa: «La relazione non boccia niente. Tanto è vero che il piano ha ricevuto parere favorevole dei tecnici. E’ vero invece che il ragioniere capo del Comune nel documento dà una serie di suggerimenti, dei quali il cda di Accam dovrà tenere conto. Ma non esiste al mondo un piano industriale perfetto. Tutti, nel corso dell’attività di un’impresa, vengono ricalibrati a secondo delle necessità e delle problematiche che emergono. Insomma non vedo il problema».

I nodi sul tavolo

Nelle sette pagine di relazione fatta dal ragioniere capo del Comune sono diversi i dubbi che vengono sollevati rispetto alle strategie operative messe nero su bianco dal cda di Accam in prospettiva 2027. Tra questi quello relativo ai ricavi e al fatto che non tutti i soci conferiscono i propri rifiuti all’impianto di Borsano.

Nel documento, infatti, si legge: “La prima criticità riscontrata è quella relativa all’incremento dei ricavi delle vendite e prestazioni pari al +13,5% nel solo anno 2018. Tale incremento, stimato sulla base delle nuove tariffe applicate, dei volumi di conferimento prodotti dai soci nonché dall’ampliamento dei soggetti conferenti, potrebbe non essere confermato dai dati reali. Infatti la stessa Accam segnala che nell’anno 2018, così come per il precedente esercizio, non tutti i Comuni hanno conferito presso l’impianto e ad oggi non vi sono garanzie in merito per il futuro».

E ancora: “I valori economici relativi a tali misure strategiche sono indicati in maniera sommaria, e le stesse, ad oggi, non trovano riscontro all’interno dei prospetti economico patrimoniali del PEF”.

La conclusione della relazione poi segnala che “il volume dei ricavi individuato necessario ai fini del raggiungimento degli obiettivi del piano presuppone l’impegno di tutti i soci a conferire i rifiuti in Accam sino a tale data alle tariffe indicate, nonché la medesima disponibilità degli altri operatori ecologici individuati” e che “la contrazione dei costi di gestione rilevata a partire dall’anno 2023 per effetto del passaggio ad una gestione diretta dell’impianto, stimabile in un importo annuo pari a circa 3,6 milioni di euro, risulta essere fondamentale ai fini della determinazione dei margini positivi: la stessa potrebbe non realizzarsi a causa di ritardi relativi al passaggio alla gestione diretta, ad una sottostima dei costi legati alla manutenzione dell’impianto e dei costi del personale da assumere non adeguatamente dettagliati all’interno delle relazioni di accompagnamento al piano, questi ultimi condizionati anche dai vincoli normativi vigenti in tema di società a partecipazione pubblica”.

In altre parole il piano in questione non può prescindere dal conferimento dei rifiuti da parte di tutti i soci e alle tariffe stabilite e dal passaggio, che dovrà essere abbastanza rapido, delle gestione diretta, che avverrà quando scade il contratto con Europower e che comporta sì un risparmio, ma anche costi legati a manutenzione e personale da assumere.

Infine la relazione contiene quello che è sostanzialmente un invito al consiglio di amministrazione, ma anche il “lasciapassare” al piano, ovvero: “è necessario procedere ad una costante attività di monitoraggio dello stato di attuazione del piano Industriale della società Accam, al fine di poter constatare tempestivamente il non verificarsi degli eventi prospettati, l’impatto degli stessi attraverso la determinazione puntuale degli eventuali scostamenti rilevati e poter valutare ed attuare celermente le soluzioni correttive percorribili”. Che è poi quanto di fatto sostiene anche il sindaco: «Quanto prospettato dalla società non crolla davanti alle criticità evidenziate dalla relazione. Non solo. Un piano industriale può, anzi deve, se necessario, essere modificato nel corso degli anni. In più, aggiungo che il documento è stato stilato senza che ci sia stato un incontro tra il ragioniere capo del Comune e Accam, poiché i tempi erano troppo stretti. Ora con il rinvio della questione a novembre anche le parti avranno modo di confrontarsi e chiarire tutti gli aspetti».

Anche quello relativo allo slittamento dello spegnimento. Poiché il documento tecnico del Comune, in un passaggio, dice che “non è prevista la messa in liquidazione della società nell’anno 2028”. Passaggio che sembra avvalorare la tesi di chi sostiene che quello del 2027 potrebbe non essere l’ultima e definitiva proroga.

 

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