Traffico illecito di rifiuti, coinvolto impianto di Arcisate. Soldi per comprare il Novara Calcio

Una vasta operazione dei carabinieri del Noe per il contrasto al traffico illecito di rifiuti, è scattata dall’alba di oggi, mercoledì 15, tra Lombardia, Piemonte, Calabria, e Germania, coordinato da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol, gestito dal Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania), nel quadro delle indagini condotte dalla Procura di Milano, dalla Procura di Monaco e dalla Procura di Reggio Calabria.

Diciotto indagati

Diciotto le persone raggiunte da provvedimenti cautelari (6 ordini di custodia cautelare in carcere, 8 arresti domiciliari e 4 sottoposti all’obbligo di dimora presso il comune di residenza) ritenute responsabili di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (rifiuti speciali costituiti da rottami ferrosi ed altri rifiuti speciali anche pericolosi).

Il giro di rifiuti milionario

Disposto anche il sequestro di beni per un valore complessivo pari a circa 90 milioni di euro, somma ritenuta pari ai profitti illeciti dell’associazione criminale, che solitamente venivano reinvestiti nello stesso traffico illecito di rifiuti o in altre attività lecite (tra cui l’acquisto di quote di una società di calcio).

Eurojust ha assicurato un costante supporto, facilitando lo scambio di informazioni e di elementi di prova tra numerose autorità straniere, mentre Europol ha condotto utili attività di analisi dei dati emergenti dalla complessa trama.  

Soldi per il Novara Calcio

É su un vorticoso giro di denaro, si parla di quasi 100 milioni di euro, quello scoperto dalle indagini dei carabinieri e risultato legato a imponenti traffici illeciti di rifiuti e transitato sui conti di società italiane ed estere (tedesche e ungheresi) per essere “ripulito” e reinvestito in ulteriori attività, prevalentemente illecite. Di questo denaro, oltre 65 milioni dopo essere stati bonificati sui conti della società tedesca TM COMMODITIES GMBH, riconducibile a Maurizio Rullo, sono stati, la gran parte nell’arco di soli due anni, prelevati in contanti dai conti stessi con una pluralità di operazioni, alcune anche per importi pari a quasi un milione di euro, e reimmessi in circuiti economici per lo più legali. Parte del denaro ripulito é stato investito nell’acquisto del Novara Calcio.

L’inchiesta

Le indagini confluite nel fascicolo “Black Steel”, condotta dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano e coordinata dalla Dda di Milano, supportata da attività tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali), avrebbero accertato l’esistenza di un’associazione per delinquere il cui promotore, un 56enne originario di Locri (RC) titolare di imprese operanti in Italia e all’estero nel recupero, trattamento e commercio di metalli ferrosi con sede legale in Milano e sedi operative in Cressa (NO), Paderno Dugnano (MI) e Dairago (MI), ed una società con sede legale a Torino, secondo quanto ricostruito dagli investigatori.

Il modus operandi del “capo”

A gestire questo vasto giro sarebbe stato un indagato in particolare, il quale é accusato di aver ripetutamente approvvigionato ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi “in nero”, per un ammontare di circa 165.000 mila tonnellate, che avrebbe fatto risultare importati dalla Germania, acquistandoli da una società tedesca sempre a lui riconducibile, una cartiera vera e propria.

Unitamente ad altri affiliati avrebbe poi fatto rientrare in Italia le somme versate, dopo aver effettuato prelievi in contanti (anche fino a 900mila euro al giorno) presso i conti correnti in Germania o dopo averle “girate” su altri conti correnti riconducibili ad altre società di logistica ritenute fittizie, anche in altri Paesi, riconducibili sempre all’organizzazione.

I rifiuti falsamente ripuliti

La merce, tonnellate di rifiuti ferrosi, venivano rivenduti direttamente alle acciaierie/fonderie (o a commercianti di rottami ferrosi) facendo risultare che fossero stati sottoposti a operazioni di recupero presso impianti dell’organizzazione, che gli avessero fatto perdere la qualifica di rifiuti. In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, per ridurre ancora notevolmente i costi e massimizzare i profitti illeciti, tali operazioni non sarebbero mai avvenute e i rifiuti sarebbero stati trasformati solo documentalmente in “non rifiuti” (end of waste) attraverso la compilazione fraudolenta di fittizie dichiarazioni di conformità e di documenti di trasporto (DDT) ideologicamente falsi.

Allo stesso modo il sodalizio avrebbe gestito illecitamente considerevoli volumi di rifiuti speciali anche pericolosi, classificandoli fittiziamente al fine di mascherarne la reale natura e, omettendo l’esecuzione delle necessarie operazioni di recupero, li avrebbe avviati illecitamente presso discariche o impianti non autorizzati all’estero. Nel dettaglio, tra gennaio 2020 e marzo 2021, circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati da un impianto di trattamento rifiuti situato nel comune di Arcisate (VA) e classificati fraudolentemente come “non pericolosi” (plastica e gomma), senza aver eseguito le prescritte analisi ovvero utilizzando certificati d’analisi falsi, al fine di farli rientrare nella c.d. “Lista Verde“, allo scopo di aggirare la procedura.

arcisate rifiuti illeciti arresti – MALPENSA24