Gallarate, Arrigo Sacchi sta con Sarri: «Un professionista va dove è richiesto»

arrigo sacchi gallarate milan

GALLARATE – Un giorno Marco Van Basten si avvicinò ad Arrigo Sacchi e gli disse: «Mister lavoriamo troppo: così non mi diverto».  Lui gli rispose: «Non ho mai saputo che facendo poco si ottiene tanto. Ricordati che quando darai al tifoso gioia e il tuo impegno, te ne sarà grato tutta la vita».

Il Milan degli immortali

Questo è soltanto uno dei tanti aneddoti raccontati dal mister di Fusignano, entrato nella storia del Milan e del calcio, ospite oggi 18 giugno al Maga di Gallarate insieme allo scrittore Luigi Garlando per la presentazione del libro “La coppa degli immortali”, uscito a 30 anni dalla conquista della Coppa dei Campioni del 1989. Intervistato dal giornalista Federico Delpiano, ha parlato di sé, della sua visione del calcio e della vita, che poi per lui sono la stessa cosa.

Sarri alla Juventus

Ma prima una domanda d’attualità, ovvero sull’arrivo di Sarri alla Juventus. «Lei, mister, sarebbe mai andato alla Juve o all’Inter?». Risposta: «L’ho scritto in un articolo che uscirà domani sulla Gazzetta. Un professionista deve andare dove è richiesto e farlo al massimo della sua professionalità».

arrigo sacchi gallarate milan

Il calcio e la storia

Il calcio, secondo Sacchi, è lo specchio di un Paese. E il suo Milan fu così grande perché era un fenomeno di controtendenza, una squadra italiana che lotta all’attacco in un Paese che non lo ha mai fatto: «Ci hanno copiato in tutto il mondo tranne che in Italia. Perché il problema dell’Italia è questo: siamo sempre indietro dei passi. L’ultima volta che abbiamo attaccato era duemila anni fa con i Romani. Da allora siamo sempre scappati».

Gullit il birbante

Ruud Gullit in quella squadra era l’incarnazione del coraggio. «A Madrid gli dissi: mettiti nel tunnel e guardali negli occhi». Soltanto uno contraccambiò, e Arrigo Sacchi sentenziò: «Abbiamo già vinto». Il mister ha ammesso che «devo tutto ai miei giocatori, ma a lui qualcosa di più», anche se era un birbante, soprattutto con le donne. Tanto che durante  una cena ad Arcore alla vigilia di una sfida decisiva al San Paolo contro il Napoli di Maradona, «il presidente cominciò a parlare delle sue grandi performance sessuali a 55 anni d’età, questo per dire ai giocatori che avevano grandi prospettive davanti. Io guardai Ruud, che era un bronzo di Riace, e dissi a Berlusconi che aveva qualcosa da dirgli. Si alzò in piedi ed esclamò: presidente, io con le palle piene non riesco a correre».

Ancelotti la sola

Sacchi ha raccontato anche dell’arrivo di Carlo Ancelotti a Milano. «A Roma dicevano che era una sola: aveva due menischi e tre crociati e anche il nostro medico riscontrò un 20 per cento di inabilità. Silvio Berlusconi non voleva prenderlo, anche perché in quel periodo i risultati non era all’altezza e da “Sua emittenza” i giornalisti in quel periodo stavano cominciando a soprannominarlo “Sua perdenza”. Ma il presidente è generoso e intelligente. Lo chiamai all’una di notte, tanto non dorme mai, e gli dissi: mi preoccuperei se il 20 per cento lo avesse nella testa. Lei lo prenda e io le faccio vincere il campionato». Non solo. Con Carletto, i tre olandesi, Franco Baresi e Paolo Maldini, divenne la squadra più grande di tutti i tempi. La squadra degli immortali.

LEGGI ANCHE:

arrigo sacchi gallarate milan – MALPENSA24