Anziani smart a Besnate con il Percorso di alfabetizzazione digitale

BESNATE – Utilizzare il computer in maniera corretta e semplice, ma soprattutto mettere le basi per avere un supporto digitale per restare sempre in collegamento col resto del mondo. Diverse le sfumature di “Percorso di alfabetizzazione digitale”, il nuovo progetto firmato dall’associazione “La porta aperta” che prenderà piede a Besnate i primi di settembre. Un nome che dice tutto, a partire dall’obiettivo numero uno: essere autonomi. Il riferimento va alle persone anziane che ancora oggi, con il progresso in continua evoluzione, faticano a familiarizzare con gli strumenti tecnologici, con il rischio di essere tagliati fuori da molte dinamiche quotidiane. Quando in realtà basta poco. Ora c’è un’iniziativa creata ad hoc, fatta di corsi e informazioni utili. E che ha trovato massimo appoggio anche da parte dell’amministrazione comunale, che ha deciso di contribuire alla sua realizzazione concedendo il patrocinio e i locali per le ore di lezione.

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Come nasce

Tra i fondatori e referenti dell’associazione besnatese c’è Domenico Turri, il presidente. Che racconta: «L’iniziativa nasce grazie a un bando istituito da Regione Lombardia destinato ai progetti di volontariato di associazioni che fanno parte di una rete». Motivo per cui la partecipazione è stata condivisa con altre organizzazioni no profit del territorio. I progetti si declinano in due fasi. Da una parte, un procedimento comune a tutti che «riguarda la formazione dei volontari», prosegue Turri. «Sia da un punto di vista della comunicazione digitale, sia per la gestione dei rapporti con le persone, in modo da avere competenze maggiori». Dall’altra, il progetto vero e proprio, che in questo caso si tratta, appunto, del “Percorso di alfabetizzazione digitale”.

Gli obiettivi del progetto

«Durante il lockdown abbiamo sostenuto le persone anziane in mansioni che riguardano la quotidianità, come fare la spesa o portare le ricette del medico» prosegue il presidente dell’associazione besnatese. E come è successo anche in altri Comuni, il fil rouge è caratterizzato da «persone isolate dal mondo, che se avessero avuto la capacità di usare gli strumenti informatici, avrebbero potuto mantenere un rapporto con gli altri». Si parla di competenze basilari, come «inviare un’email o avviare una chiamata di gruppo con Whatsapp». Da qui, il progetto: «Abbiamo capito che si tratta di una vera e propria esigenza usare questo tipo di strumenti, perché permette di essere autonomi». Ora si incrociano le dita, ma nel caso ci dovesse essere una seconda chiusura forzata per il Covid, «con un pc nessuno sarà escluso dalla quotidianità».

Il finanziamento e le donazioni

Il finanziamento è di circa 5mila euro in questo caso. E ha permesso di acquistare i computer che verranno utilizzati per le lezioni. Poi, una volta che il progetto sarà terminato («più o meno a giugno del prossimo anno»), i pc avranno una nuova destinazione. «Stiamo valutando se donarli ai Servizi Sociali, così che possano essere riutilizzati, o se darli ad altre associazioni. In ogni caso, non resteranno a noi, perché sono un bene pubblico».

Il sostegno dell’amministrazione

Non manca la partecipazione dell’amministrazione comunale, che ha messo in contatto l’associazione besnatese «con un gruppo di ragazzi, universitari e giovani lavoratori, che hanno dato disponibilità ad aiutarci», ricorda Turri. E proprio l’amministrazione mette in chiaro l’importanza di questo progetto, per voce dell’assessore Sara Zarini (Politiche Sociali) e la consigliera di maggioranza Manuela Coppe: «L’uso della tecnologia è diventato ormai indispensabile per accedere a dei servizi, ma anche per vivere i momenti di relazione che nel periodo di lockdown sono stati negati». E aggiungono: «Il valore aggiunto di questo progetto è anche mettere in relazione due generazioni che possono arricchirsi reciprocamente. Ci siamo resi conto dell’importanza di dare le conoscenze informatiche alle persone non più giovani e che hanno meno confidenza con la tecnologia». Concludono così: «Già con l’associazione “La banca del tempo”, nel periodo di prenotazione dei vaccini si era concesso il servizio a chi non aveva strumenti per accedere in autonomia».

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