Dati Invalsi, più disuguaglianze a scuola a causa di pandemia e Dad

bruno invalsi scuola

MILANO – I dati Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, certificano il fatto che se la crisi ha colpito complessivamente tutti gli studenti, i bambini e ragazzi che erano già in condizioni di svantaggio hanno subito le conseguenze più gravi. I mesi lontani dalle aule hanno contribuito ad aumentare le diseguaglianze, accrescendo le difficoltà di quei bambini e adolescenti che si sono trovati a seguire la Didattica a distanza, la Dad, senza gli strumenti e le condizioni idonei, privi di supporto adeguato, e sono stati lasciati cosi indietro rispetto ai compagni. Lo sottolinea Save the Children in un report diffuso alla stampa. “Qualunque dibattito sulla riapertura o meno delle scuole a settembre, a fronte di questi dati, è inaccettabile e tutti gli sforzi devono essere volti a ridare a tutti gli studenti la possibilità di tornare in classe, altrimenti rischiamo di condannare quelli più vulnerabili a un percorso senza uscita”, osserva Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell’associazione.

Alle scuole medie il 39% degli studenti che hanno svolto i test, non raggiunge il livello minimo di competenze in italiano, e il 45% in matematica con un aumento, per entrambe le materie, di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Alle scuole superiori il learning loss, la perdita di apprendimento, è ancora più marcato: si passa infatti dal 35% di studenti che non raggiungono le competenze minime di italiano nel 2019, al 44% nel 2021, e in matematica dal 42% nel 2019, al 51% nel 2021.

L’incremento delle quote di studenti in difficoltà è molto più accentuato tra coloro i quali provengono da famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico, e che vivono nelle regioni del sud, dove oltre la metà degli studenti non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica e lettura. In crescita, di 2,5% rispetto al 2019, anche il dato relativo all’abbandono scolastico che si attesta al 9,5%: anche in questo caso, sottolinea Save the Children, maggiormente danneggiati sono stati i minori più svantaggiati dal punto di vista socioeconomico, il 12,3% dei quali abbandonano la scuola prematuramente (a fronte del 5,3% per gli alunni che provengono da famiglie non svantaggiate dal punto di vista socioeconomico). E anche in questo caso sono più penalizzati coloro che vivono nelle regioni del sud, dove il tasso di abbandono si attesta al 14,8% (nelle regioni al nord scende al 2,6%).

La povertà minorile in poco più di dieci anni è aumentata di dieci punti percentuali e ha raggiunto nel 2020 il suo massimo storico degli ultimi 15 anni: 1 milione e 346 mila minori (il 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia), ben 209mila in più rispetto all’anno precedente, sono in condizioni di povertà assoluta. Un dato destinato a crescere con la crisi economica generata dal Covid e dovuto, in larga parte, all’aumento consistente del numero di genitori che hanno perso temporaneamente o definitivamente il lavoro, 345.000 durante l’anno trascorso, e la conseguente diminuzione delle loro disponibilità economiche.

“Il quadro prospettato dai risultati delle prove Invalsi deve necessariamente obbligare le istituzioni a una riflessione che non può più essere rimandata e che deve portare subito ad interventi concreti. È necessario investire nella scuola, ma non è possibile ‘far parti uguali tra diseguali’: bisogna immediatamente correre ai ripari e investire per colmare le diseguaglianze che si sono acuite in questo ultimo anno e mezzo, affinché nessun bambino o ragazzo venga lasciato indietro”, conclude Raffaela Milano.

Si parla sempre di Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Se però non si parte dalla formazione, dal diritto allo studio, dalla conoscenza e dal sapere pare impossibile centrare gli obbiettivi post-pandemia.

Angela Bruno

bruno invalsi scuola – MALPENSA24