A Busto contro il Ddl Zan tornano in piazza le Sentinelle in Piedi

busto ddl zan sentinelli

BUSTO ARSIZIO – Si è svolta oggi, sabato 12 giugno, dalle 11 a mezzogiorno, la manifestazione bustese delle Sentinelle in Piedi  «Per protestare contro il Ddl Zan e a favore della libertà di opinione da questo messo in pericolo», si legge nella nota diffusa dagli esponenti del movimento di opinione.

In tutto una cinquantina di persone

Oltre 50 persone si sono ritrovate in piazza Santa Maria stando in piedi e distanziati a 1 metro «Qualcuno leggendo un libro, hanno nello spirito dell’associazione protestato silenziosamente e difeso il loro metro quadrato di libertà», continua il comunicato.  Un portavoce poi ha spiegato, ogni quarto d’ora, «Le motivazioni che hanno riportato, anche a Busto come in tante altre in Italia, in piazza i bustesi ribadendo la loro ferma opposizione al progetto di legge in discussione al Senato».

L’intervento del portavoce delle Sentinelle in piedi

Oggi siamo in questa piazza per una testimonianza di verità e libertà. Siamo qui per dire “No” al Ddl Zan, una legge bavaglio che potrà potenzialmente rendere “omofobo per legge” chiunque non si allinei al mainstream. Il ddl Zan non serve a impedire violenze o ingiuste discriminazioni per questo c’è già il nostro codice penale con le aggravanti se necessarie. Il testo ha lo scopo di imporre per legge una visione dell’uomo fluido, privato dei suoi legami fondamentali, senza identità, più confuso e quindi manovrabile. Sarà un potenziale omofobo chiunque non sposi il pensiero delle realtà cosiddette Lgbt, che per altro sono le prime a discriminare quando pretendono di parlare in nome di tutte le persone che provano attrazione per lo stesso sesso, molte delle quali sono contrarie a questo testo – prosegue il comunicato – L’ideologia gender, già entrata nelle nostre scuole, si imporrà ancor di più con l’istituzione della giornata sulla cosiddetta omotransfobia obbligatoria. Siamo di fronte ad un testo funzionale alla repressione del dissenso: si punirà (e poi si “rieducherà” come previsto dal testo stesso) chi si esprimerà in modo “non allineato” sui temi della famiglia, del matrimonio e dell’identità umana. Ma non solo. Siamo all’interno di un disegno molto più grande. Un potere transnazionale impone il Pensiero Unico attraverso media e politica, col supporto di sedicenti esperti. Questo potere ideologico  pretende di definire che cosa ci fa bene e che cosa ci fa male, quali sono i diritti “concessi” e quali negati, quali attività sono essenziali e quali no, che cosa si può dire e che cosa no, che cosa si può fare e che cosa no. Che cosa dobbiamo fare del nostro corpo. Il dissenso viene ridicolizzato, screditato, silenziato e poi patologizzato. Etichettare le persone come “omofobe” infatti è il preludio per segnalalarle come affette da una patologia, lo stesso avviene con chi in questo momento non condivide le politiche di gestione della pandemia. Il metodo è simile perché la matrice è la stessa. Siamo qui per ribadire che  questo testo impedirà di esprimere pubblicamente la verità sull’uomo, ovvero che nasciamo maschio e femmina e nessuna legge potrà cambiare questa realtà.  Ecco perché scendiamo in piazza. Scegliamo lo spazio pubblico reale – invece di quello virtuale – per affermare il nostro essere cittadini liberi.

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