Busto e Gallarate, due mondi, due velocità

antonelli cassani busto gallarate

Due città, Busto Arsizio e Gallarate, un’inchiesta giudiziaria. Mensa dei poveri, che le colpisce più o meno direttamente e a fondo; due giunte in affanno, da ricostruire o, bene che vada, da riposizionare sulla rotta amministrativa. Gallarate vi ha provveduto alla velocità della luce, Busto Arsizio è al momento stordita dalle repentine dimissioni di un assessore e, ancora prima di questa notizia, già esitava a trovare soluzioni immediate, rinviandole a settembre.

Un traccheggio, quello bustocco, che non ci pare dettato da calcolato attendismo, ma da una condizione di smarrimento complessivo rispetto alle necessità di garantire autorevolezza. E adesso, con la resa di Miriam Arabini, responsabile fino a questa mattina, mercoledì 5 giugno, dei Servizi sociali, la situazione è ancora più confusa di prima.

La coincidenza con il terzo anniversario dell’elezione di Emanuele Antonelli a sindaco, il 5 giugno di tre anni fa, appesantisce l’intero contesto. Un caso, certo. Ma anche una sorta di messaggio subliminale rispetto al tempo che passa e alle cose da fare e non fatte. Antonelli ribadisce a più non posso che lui lavora e non ha modo di perdersi in chiacchiere. Ma al di là dei risultati di tanta fatica, risultati però ancora da rendicontare, ha l’obbligo di occuparsi delle conseguenze dei coinvolgimenti giudiziari di politici che gli giravano attorno e lo “aiutavano” a tracciare la linea. Andrea Cassani, il suo collega gallaratese, non ha sprecato un secondo e, proprio oggi, ha presentato l’esecutivo riveduto e corretto, secondo suo gusto, assumendosene la piena responsabilità, con Forza Italia all’angolo e una visione del futuro amministrativo condivisibile o no, ma concreta.

E Antonelli? Boh. Coi giornalisti non parla o parla soltanto a spizzichi e bocconi con quelli a lui simpatici, non dice quello che pensa e, soprattutto, dove sta portando la città. Ma forse ci sbagliamo e, prima o poi, ci sbalordirà con una visione finalmente chiara e definitiva e con scelte mirabolanti. Può essere, come sostengono alcuni, che quanto sinora accaduto lo abbia rafforzato. E’ vero che nessuno vuole mandarlo a casa prima del tempo, ma oggi il boccino ce l’ha la Lega, vincitrice alle elezioni, dominante dappertutto, ancora più forte per via delle clamorose retrocessioni elettorali e di credibilità della locale Forza Italia, sua alleata. Se mai saltasse la mosca al naso al Carroccio ai livelli alti, ciaone alla giunta e al suo sindaco.

Certo, Andrea Cassani ha gioco più facile: è un leghista. Con Antonelli è schierata una pattuglia di consiglieri comunali che, come lui, si dichiarano civici o, se non sono tali, non si è ancora capito che casacca indossino. A noi pare abbiano un solo obiettivo: la poltrona. Il resto parla la lingua del Carroccio, e soltanto quella. Con un’aggravante in linea generale: Miriam Arabini ha sbattuto la porta asserendo, nero su bianco, che nel centrodestra il clima è pessimo, che lei è rimasta vittima di sgarbi, cattiverie e bassezze. Fino al punto di essere stata bullizzata. Fischia. Così scrive nella sua lettera di dimissioni, l’avvocato Arabini. Domanda che non avrà nessuna risposta: ma che razza di ambiente è quello di Palazzo Gilardoni a Busto?

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