Busto, il coprifuoco ha già svuotato i ristoranti: coperti a picco e disdette

BUSTO ARSIZIO – «Il lockdown totale? Forse è meglio di così, se l’alternativa è stare aperti per pagare il personale con le sale mezze vuote». La confidenza di un ristoratore di Busto descrive in modo estremamente chiaro lo stato d’animo della categoria alla luce del coprifuoco dalle 23 alle 5, decretato da giovedì 22 ottobre in Lombardia. «Mai visto un venerdì sera con così pochi coperti» gli fa eco un altro collega.

Locali già svuotati

In queste ore già si parla di un nuovo lockdown, perlomeno nelle ore serali, ma nei ristoranti della città il primo weekend con la chiusura anticipata alle 23 è già stato un bagno di sangue. Ieri, venerdì, in quella che è solitamente una delle serate con maggiore affluenza, le sale erano semideserte. In alcuni casi più personale che clienti. Perché quasi ovunque si è registrato un crollo dei coperti, con numerose disdette per le prenotazioni che erano già state fatte nei giorni precedenti, anche quelle legate ai ricevimenti per le comunioni e per i battesimi.

L’allarme della categoria

C’è chi si è adattato, cambiando gli orari e adeguando l’offerta. Ma stare aperti costa, tra spese per il personale, utenze e materie prime. E il gioco sembra non valere la candela. «È problematico andare avanti così» ammette Luigi Savino, vice fiduciario Fipe-Confcommercio in provincia di Varese, in attesa di conoscere le decisioni delle istituzioni. «Vediamo come va questo weekend, poi ragioneremo». A livello nazionale, la federazione dei pubblici esercizi ha già proclamato una manifestazione a difesa della categoria, per il 28 ottobre, in 18 piazze di 18 città (tra cui Milano), al grido di “Siamo a terra”.

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