L’auto del sindaco di Busto in Ztl, i Cinque Stelle, i furbi e i fessi

Busto auto antonelli genoni

Avevamo deciso di non ritornare più sulla notizia dell’auto del sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli posteggiata domenica 29 nella Ztl della città: nessun rappresentante istituzionale si era preoccupato di fornire uno straccio di spiegazione alla denuncia dei 5 Stelle che, appunto, avevano diffuso una fotografia a testimonianza del presunto misfatto. Un silenzio che può essere letto in diversi modi, ma che rimanda al più scontato degli atteggiamenti: “Chi se ne frega”. Un po’ come dire: noi facciamo come ci pare, tanto più che il primo cittadino, come tutti gli assessori, è munito di pass. Per dirla in un altro modo: è in regola. Poi, su Facebook, è comparso (un caso?) il post di una signora che proponeva l’auto di Luigi Genoni, consigliere pentastellato autore della denuncia di cui sopra, ferma in una zona vietata. Come dire: chi la fa l’aspetti.

Morta qui. Eh no, perché in scena entra La Prealpina che, spiegando la sua scelta di non dare conto ai lettori della questione, di fatto pubblica la stessa foto della smart di Antonelli fuori posto e rivela quanto accaduto, cogliendo in fallo Genoni. Con una puntualizzazione: “Pubblicando certe notizie il rischio è di spostare il dibattito elettorale su piccolezze ”.

Può essere, benché sarebbe utile, anche ai fini elettorali, distinguere tra piccolezza e piccolezza. Sullo sfondo di alcune di esse, a volte si nascondono atteggiamenti significativi di un modo di essere e di concepire il potere. Antonelli, benché munito di pass, era in zona a traffico limitato per fare campagna elettorale, non per scopi inerenti al suo ruolo istituzionale. Potremmo discutere sul fatto che i componenti della giunta civica possano godere di un benefit vietato ai normali cittadini, precluso anche a molti di coloro i quali lì vi lavorano, ma siamo nel Paese dei furbi e dei fessi, come scrisse una volta Giuseppe Prezzolini. “I fessi hanno dei principi, i furbi soltanto fini”. E per chi occupa posti pubblici c’è infine l’obbligo (etico) di non approfittare della propria posizione, quanto meno di non ostentarla. O perlomeno, se si pensa di essere nel giusto, di spiegarla ai fessi, senza ritenerli appunto tali. E’ una banale questione di stile. Altrimenti si passa per arroganti di talento e si torna sempre lì, al Marchese del Grillo: “Io sono io, e voi non siete un cazzo!”.

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