Tsunami Forza Italia, Caianiello dal carcere di Opera: «Sono sconvolto»

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MILANO – E’ «Sconvolto» Nino Caianiello da questa mattina rinchiuso nel carcere milanese di Opera dopo il terremoto causato dalla maxi-inchiesta dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri che oggi 7 maggio ha prodotto 43 misure cautelari. Una delle quali, appunto, ha raggiunto il plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese. Non si darebbe pace il mullah, come spiega Tiberio Massironi, avvocato di fiducia di Caianiello che lo ha incontrato in carcere: «E’ sconvolto – dice Massironi, che immediatamente precisa – Il mio assistito, e tutti gli indagati nel filone gallaratese dell’indagine, non hanno nulla a che vedere con presunti legami con la criminalità organizzata, in particolare con la ‘ndrangheta, contestati invece a chi compare nel troncone monzese dell’inchiesta».

Domani l’interrogatorio davanti al gip

La precisazione di Massironi è d’obbligo, nel marasma causato dallo tsunami che di fatto ha annullato Forza Italia quanto meno in Lombardia e in particolare in provincia di Varese «Non deve esserci confusione. Al mio assistito – continua il legale – Vengono contestati alcuni presunti episodi corruttivi avvenuti a Gallarate». Di fatto l’indagine ha preso le mosse dalla procura di Busto Arsizio quando il pm Furno era in servizio in provincia di Varese: parte del filone dell’inchiesta gallaratese ha avuto origine da un’altra indagine eccellente, sempre coordinata da Furno, che il 16 maggio 2017 spazzò via la maggioranza di governo a Lonate Pozzolo con l’arresto del sindaco di centrodestra Danilo Rivolta, di suo fratello Fulvio (ai domiciliari) e il coinvolgimento diretto dalla compagna dell’allora primo cittadino di Lonate, Orietta Liccati, prima dirigente del Comune di Lonate e poi assessore all’Urbanistica in quota Forza Italia a Gallarate. Anche in quel caso la procura contestò un sistema di “mazzette”: il sindaco favoriva i progetti firmati dal fratello. Tutti sapevano che per veder realizzato un desiderio urbanistico a Lonate si dovevano rivolgere a Fulvio Rivolta e le mazzette arrivavano sotto forma di parcelle al professionista.

L’arresto del sindaco di Lonate due anni fa

«Tutto ciò che è contestato al mio assistito, i presunti reati, sarebbero stati consumati a Gallarate – dice Massironi – Ho grossi dubbi che l’intera inchiesta possa essere mantenuta a Milano per ragioni di competenza territoriale». Caianiello, intanto, domani alle 15 sarà ascoltato in carcere dal gip in sede di udienza di convalida. «Stiamo studiando la corposa ordinanza (700 pagine) – dice Massironi – Domani incontrerà il mio assistito in carcere e decideremo la strategia da seguire». Domani mattina sarà invece sentito dal gip l’architetto Piermichele Miano, che nella vicenda della «corruzione al quadrato» Caianiello-Paggiaro, viene considerato dai magistrati come intermediario e professionista incaricato dal privato corruttore, ovvero il costruttore Leonida Paggiaro. «Non ho avuto modo di confrontarmi con il mio assistito – precisa Cesare Cicorella, avvocato di fiducia di Miano – L’ordinanza è molto corposa, da una prima lettura io credo che alcuni elementi fondanti per i presunti episodi corruttivi siano stati travisati».

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