Cinque questioni chiave sul futuro della OJM Varese

Attilio Caja Varese ReggioEmilia
Attilio Caja e Toto Bulgheroni

VARESE – La sconfitta casalinga della Openjobmetis Varese contro la Dè Longhi Treviso apre almeno 5 interrogativi o 5 “questioni” per dirla con i capitoli dei film di Quentin Tarantino. Proviamo ad analizzarle per cercare di portare un nostro contributo costruttivo all’analisi del momento.

La questione allenatore

Nel pre-partita Massimo Bulleri aveva chiesto ai suoi giocatori di “affrontare la partita con Treviso con spirito goliardico”. Probabilmente nell’intervallo i suoi giocatori lo hanno preso alla lettera, giocando, chessò, allo “schiaffo del soldato”. In effetti il terzo quarto è quanto di più goliardico abbiamo mai visto sui campi da basket… Senza troppi giri di parole: Massimo Bulleri può essere ancora il coach della Openjobmetis? Durante l’agitato post-partita, il General Manager Andrea Conti ha detto “non abbiamo considerato l’idea di cambiare l’allenatore”, aggiungendo ai giornalisti “non voglio nemmeno sentire l’ipotesi di un ritorno di Attilio Caja, non per un discorso tecnico, ma perché la società ha un codice etico”. Quello che lascia interdetti è il parziale negativo di 24-1 che ha deciso la partita. La squadra è apparsa una navicella in balia dei marosi. E con un timoniere incapace di intervenire per evitare che si schiantasse sugli scogli. Le domande sono le seguenti. Massimo Bulleri ha ancora in mano la squadra? E’ capace di guidarla, soprattutto nei momenti di difficoltà? Perché quando tutto va bene (il primo tempo), va bene. Ma quando è in difficoltà, affonda, definitivamente. Ed è da questi particolari che si giudica un allenatore. L’hastag #bulleriout sta rimbalzando con insistenza sui social tra i tifosi. Purtroppo ball don’t lie

La questione società

Una cosa colpisce della società. Il silenzio. Ecco perché ci ha fatto particolarmente piacere lo sfogo post partita di Andrea Conti con i giornalisti e quello di Thomas Valentino a Malpensa24. Per il resto tantissima gentilezza, tantissima educazione, ma un fondamentale e rumoroso silenzio. Che, nei momenti di grande difficoltà, come questi, per di più acuiti dall’assenza dei tifosi al palazzetto, potrebbe voler dire un progressivo distacco. Già la vicenda della separazione da Attilio Caja (nella foto con Toto Bulgheroni) non è mai stata spiegata con chiarezza. E’ stata tutta affidata ai pissi-pissi bao-bao dei soliti ben informati (in fondo a Varese tutti sanno tutto di tutti), ma senza una ufficiale spiegazione dei fatti. Il silenzio, dicevamo. Se non per qualche dichiarazione isolata, non abbiamo mai sentito la società prendere posizione sulla questione del blocco delle retrocessioni. Oppure sui fischi arbitrali che hanno penalizzato la squadra nelle ultime due partite. Oppure condividere il percorso da qui a fine stagione. E ancora, fare un mea culpa sulla costruzione della squadra e sulla scelta di determinati giocatori. In momenti come questi bisogna riallacciare i fili con i tifosi e con la stampa per marciare tutti uniti. E, al di là della gentilezza e della educazione, bisogna saper picchiare i pugni sul tavolo, anche pubblicamente, perché Varese ha una storia gloriosa e un presente importante, che nessuno può permettersi di maltrattare o, peggio, di sottovalutare.

La questione squadra

Non ce ne voglia Andrea Conti, ottima persona e bravo General Manager, ma è chiaro che la squadra è stata palesemente sbagliata. Teniamo buona la filosofia del 5+5 (per scelta e per necessità): nei 5 stranieri non puoi prendere due scommesse assolute come Andersson e Morse ed averne un terzo (Jakovics) che è sostanzialmente un’arma tattica. Non puoi permettertelo. Quando nel roster hai Scola e Douglas, con relativi pregi e difetti (soprattutto la loro età), devi avere un supporting cast alla loro altezza. E per fortuna sembra essersi rianimato Ruzzier (che è il playmaker titolare e che è stato il peggiore per 10 giornate buone). Certo, in 31” ti sei giocato il bonus Jalen Jones e questa è sfiga. L’ultima carta potrebbe essere la sostituzione di Morse con un giocatore che non sfarfalleggi sotto i tabelloni, non facendo mai tagliafuori, che sappia reggere a rimbalzo, che riempia l’area e che aiuti la difesa sui pick-and-roll. Insomma, non chiediamo la tecnica, ma almeno atletismo e fisicità. Sarà possibile un ultimo innesto?

La questione fischi arbitrali

Non ci è mai piaciuto parlare degli arbitri. Ma tre indizi fanno una prova. Quello che è successo a Venezia (fischio a De Vico) e contro Treviso (sfondamento e relativo 5° fallo a Ruzzier, ma soprattutto il clamoroso fallo antisportivo sanzionato da Paternicò a Scola dopo la visione dell’istant replay) grida vendetta. Ne abbiamo già parlato fin troppo. Scelte arbitrali tutte arrivate negli ultimi 2’ di gioco, quando cioè pesano il quintuplo. E, come diceva Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Qualcuno ha forse deciso che Varese deve retrocedere? Ci aspetteremmo una netta presa di posizione della società. Sinora ci ha pensato solo la stampa locale…

La questione retrocessione

Siamo sinceri. In questo momento, purtroppo, non vediamo una squadra che la Openjobmetis possa mettere dietro per salvare la ghirba. D’altronde se non vinci partite sul +17 come contro Treviso, ma anche se lasci per strada occasioni come quelle contro Cantù, Pesaro, Reggio Emilia e forse anche Venezia diventa tutto molto difficile. Quasi impossibile, come una montagna da scalare in ciabatte. Domenica a Trieste ci sarà il drammatico scontro tra le ultime due in classifica (ma i giuliani hanno anche 2 partite in meno) e poi si tirerà una riga. Però, senza una svolta tecnica ed emotiva, la retrocessione è vicina, anzi vicinissima. Questa è una Varese colpita al cuore proprio nell’anno in cui i suoi splendidi tifosi sono costretti fuori dalla Enerxenia Arena e non possono essere, come sempre, l’uomo in più a fianco di Ferrero e compagni. Un destino beffardo.

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Campionato serieA OJM Varese – MALPENSA24