Morte di Maldera, si va in Cassazione contro Piccolomo. «Non fu un incidente»

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Nella foto Marisa Maldera con Giuseppe Piccolomo

CARAVATE – Le motivazioni che hanno portato la Corte d’Appello di Milano ad annullare la sentenza di primo grado che condannava all’ergastolo Giuseppe Piccolomo, il killer delle mani mozzate, anche per l’omicidio della prima moglie, Marisa Maldera, possono essere riassunte in pochissime parole: «Si tratta di un caso di ne bis in idem scolastico». Per questo, in virtù della norma che impedisce ad un imputato già processato per un fatto di affrontare un nuovo giudizio in relazione al medesimo caso, la Corte d’Appello non è entrata nemmeno nel merito accogliendo in toto il primo punto del ricorso presentato dall’avvocato Stefano Bruno, difensore di Piccolomo.

Ricorso in Cassazione

«Le sentenze si rispettano – spiega oggi Antonio Cozza, parte civile con Nicodemo Gentile, in rappresentanza di Cinzia e Tina Piccolomo, figlie dell’accusato che da anni sostengono che fu lui ad assassinare la loro madre – Ma qui sarà la stessa procura generale di Milano ad impugnare il dispositivo davanti alla Corte di Cassazione. Impugnazione che ci vedrà al fianco dell’accusa con una nostra memoria difensiva». Non è finita, quindi. «Esistono sentenze che affermano esattamente il contrario da quelle citate nella sentenza di secondo grado. A questo punto chiederemo alla Massima Corte di fare chiarezza una volta per tutte con una sentenza che gioco forza farà giurisprudenza». Ciò che procura generale e parti civili affermano è che non si è trattato dello stesso fatto.

Non è lo stesso fatto

Marisa Maldera morì ufficialmente in un incidente stradale a Caravate nel febbraio 2003. L’auto guidata da Piccolomo, secondo la ricostruzione dell’epoca, finì fuori strada. Sulla macchina era presente una tanica di benzina che si incendiò. La vettura bruciò, e con essa Maldera, mentre Piccolomo uscì quasi illeso. Per quell’incidente stradale Piccolomo patteggiò una pena a un anno e 4 mesi. «Noi sosteniamo che l’evento, ovvero la morte di Maldera, sia lo stesso. Ma il fatto è completamente diverso. Non fu un incidente stradale, bensì un omicidio volontario e premeditato. Piccolomo si procurò la benzina, drogò la moglie per renderla inerme e simulò un incidente stradale. Tra l’altro è stato sentito il proprietario dell’appezzamento di terreno dove l’auto fu trovata che dichiarò come su quella curva spesso le auto uscivano di strada lasciando solchi molto profondi nel terreno. Solchi assenti in quel caso. Piccolomo stesso dichiarò che l’auto si era ribaltata: non c’erano tracce sulla macchina di un ribaltamento. C’è anche un doppio movente: economico e passionale». Cinzia e Tina Piccolomo intanto hanno avviato una campagna social attraverso l’hashtag #giustiziapermarisa condiviso da centinaia di utenti. «Sarà la Cassazione ad avere l’ultima parola», conclude Cozza.

Omicidio di Caravate, annullato l’ergastolo per Giuseppe Piccolomo

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