Casamatta e la bulimia di territorio e materie prime dell’edilizia

Una veduta aerea di Casamatta ai Mulini di Gurone

L’intervento di Marco Zanini (che pubblichiamo qui sotto), architetto e fondatore della piattaforma Re-sign.it, nasce dopo l’intervista a Luca Compri a Malpensa24 Tv e rappresenta un ulteriore contributo al tema della sostenibilità dell’architettura e dell’edilizia.

di Marco Zanini

Il settore delle costruzioni è un settore critico nell’epoca che stiamo vivendo: è responsabile del 50% delle risorse estratte dal pianeta Terra (Ellen Mac Arthur Foundation) e del 50% dei rifiuti speciali prodotti in Italia (Ispra 2019). Sono convinto che proprio da questo ambito si possa innescare la transizione verso un’economia sostenibile.

La bulimia dell’edilizia

Il pianeta Terra non è in grado di rigenerare la quantità sempre crescente di natura utile ad ottenere le risorse che consumiamo (per garantire i nostri stili di vita) e ad assorbire i rifiuti prodotti da persone ed economia. Occorrono infatti 1,7 Pianeti Terra per soddisfare la domanda dei cittadini di consumare risorse (M.B.Lee,2021). La cosa per me sconcertante del settore delle costruzioni è che non c’è interesse sul tema, forse perchè molti hanno (troppa) fiducia nell’efficienza tecnologica. Si parla molto di risparmio energetico in architettura ma la crisi che ci investe è multiforme, culturale e materica oltre che energetica.
Il settore edilizio in Italia ogni anno produce 52 milioni di tonnellate di rifiuti: 9 volte la massa della Piramide di Giza (2). Tra il 2006 e il 2021 in Italia sono stati consumati 1.153 km2 di suolo: un superficie grande quasi quanto la provincia di Varese (SNPA 2022 / superficie provincia di Varese: 1198km2).

Oggi viviamo in un’economia lineare (estrai risorse, produci, consumi, butti), stiamo cercando di sviluppare un’economia del riciclo, ma siamo ben lontani da un’economia circolare: un’economia in cui il rifiuto di qualcuno è risorsa per qualcun altro. Nel settore delle costruzioni dobbiamo necessariamente cambiare paradigma e uscire dall’economia lineare perchè non possiamo più permettercelo in un pianeta finito.
Il riuso di manufatti e materiali è una possibile risposta al limite delle risorse del pianeta.

Questione di processo oltre che di prodotto

Credo che la sostenibilità sia una questione di processo oltre che di prodotto. Occorre promuovere la cultura del riuso in architettura per evitare che un approccio circolare venga relegato ad un interesse meramente tecnico e non riesca a creare una vera e propria cultura del progetto.
Insieme ai miei soci, ho cercato di concretizzare questa visione con Re-sign.it, una startup innovativa che gestisce una piattaforma digitale per l’incontro di domanda e offerta di materiali da costruzione di recupero. Una piattaforma che cerca di chiudere il cerchio trovando la persona per cui quel particolare materiale destinato a diventare rifiuto è invece una risorsa.

La “ri-architettura” in tre mosse

Il problema del consumo di risorse è, e sarà sempre più, una questione cruciale su cui, prima o poi, il settore delle costruzioni si dovrà confrontare seriamente.
Ritengo fondamentali (e ancora poco esplorate) tre mosse per innescare la transizione verso un’economia veramente sostenibile:

  • riuso dei materiali per evitare di estrarre risorse che non sono infinite;
  • recupero del patrimonio esistente per sottrarsi al consumo di suolo, mantenendo l’anima dei luoghi;
  • riappropriazione del sapere manuale per riabilitare i cittadini alla cura dei propri manufatti ma anche e soprattutto per coinvolgere le comunità nella costruzione corale del (bel) paesaggio.

Tre mosse che, insieme a Legambiente, sono fulcro portante della rigenerazione di Casamatta presso i Mulini di Gurone (VA): un progetto/processo che risignifica un ecomostro e lo trasforma in un megafono di senso: in un terrapieno a forma di cerchio perfetto costruiamo un avamposto dell’economia circolare e un polo di riferimento per la comunità.

Partecipare al cambiamento è un dovere di ciascuno di noi. Da quando sono diventato padre sento sempre più urgente la necessità di curare questa nostra casa comune – il pianeta Terra – che abitiamo e che per ora è l’unica casa a nostra disposizione.