GALLARATE – Mancano ormai poco più di tre settimane. Si avvicina inesorabilmente il termine ultimo per lo sgombero del campo nomadi di via Lazzaretto e il sindaco Andrea Cassani procede a testa bassa verso l’obiettivo che la sua amministrazione si è prefissata. Non lo smuove nemmeno la lettera corale delle associazioni – alcune vicine al mondo cattolico – che hanno chiesto l’intervento del prefetto per bloccare l’arrivo delle ruspe e aprire un tavolo di mediazione. «Mi fa strano vedere tutte quelle associazioni che c’entrano una poco con le altre muoversi tutte assieme per i sinti: l’unico loro punto in comune è il rossiccio», dice Cassani, rimandando la palla al mittente: «Sono certo che così tanti soggetti che dimostrano solidarietà nei confronti della popolazione sinta non avranno problemi a trovare soluzioni abitative per coloro i quali sceglieranno di cambiare stile di vita e garantire ai propri figli una dimora decorosa con servizi igienici e allacciamenti alla rete».
Lo sgombero si farà
Lo sgombero si farà, dunque. E se le associazioni vorranno dare una mano in questa partita, l’amministrazione è ben lieta di accettare il loro attivismo per aiutare il Comune a trovare un tetto agli 88 sinti (di cui la stragrande maggioranza residenti a Gallarate) che oggi vivono nella baraccopoli di Cedrate, accanto all’autostrada. «Non posso pensare che al momento del bisogno queste associazioni si tireranno indietro come pare abbiano fatto tanti opinion leader che prima manifestano a favore dell’immigrazione e poi si rifiutano di fare accoglienza», sottolinea Cassani.
Una questione di legalità
Conclude il sindaco: «Io non sono un grande estimatore del politicamente corretto, a maggior ragione in questi casi dove si sfocia nell’eticamente corrotto. Nessun italiano può ignorare come il rispetto delle leggi e delle norme sia uno dei capisaldi per la convivenza civile e uno degli insegnamenti più importanti per i bambini».