Cassano, opposizioni assenti al Giorno del Ricordo. Passuello: «Maleducati»

CASSANO MAGNAGO – «Una totale mancanza di rispetto e un segno di maleducazione». Lapidario l’assessore alla Cultura, Alessandro Passuello, contro le forze d’opposizione di Cassano Magnago. Nessuno escluso: Partito Democratico, Forza Italia e Lega. Il motivo? Le assenze alla commemorazione delle vittime delle foibe e dell’esodo che domenica, 12 febbraio, è stata celebrata al cimitero per il Giorno del Ricordo. «Una giornata emozionante. Unica nota stonata: neanche un rappresentante della minoranza».

Una mancanza di rispetto

C’erano i ragazzi delle scuole medie, c’erano i carabinieri. Ma anche i bersaglieri, gli Alpini, i paracadutisti, l’esercito e la polizia locale. Oltre a don Andrea Ferrarotti, che ha celebrato la messa delle 11. Insomma, «un momento memorabile ed emozionante», dice Passuello ripercorrendo i momenti che hanno ricordato una pagina buia della storia contemporanea. «Presente tutta la maggioranza, invece mancavano i rappresentanti delle opposizioni». Al veleno: «Non è per attaccare o puntare il dito contro qualche lista. Ma è la constatazione che in alcuni eventi, come questo, non essersi preoccupati di partecipare anche con un solo componente dei gruppi politici è segno di maleducazione e di non rispetto per la città e la nazione». E affonda: «Una mancanza nei confronti di quello che la politica dovrebbe insegnare ai giovani, ovvero partecipare per fare in modo che le tragedie non si ripetano». E ancora: «Per farli avvicinare alle istituzioni e per ricordare loro che essere presenti alle commemorazioni è un segno di civiltà assoluta».

I precedenti

Non è la prima volta che il Giorno del Ricordo diventa occasione di polemica in città. Nel 2021, l’allora sindaco Nicola Poliseno annunciò le intenzioni dell’Associazione nazionale congiunti di caduti, deportati, dispersi nella ex Jugoslavia e nel Friuli Venezia Giulia, con l’appoggio del Comune, di chiedere al Consiglio dei ministri l’onorificenza per il caporale della Repubblica di Salò, Rinaldo Loffi. Scatenando l’indignazione dell’Anpi e le reazioni del segretario cittadino del Pd, Tommaso Police.

Parola al sindaco

L’intervento del sindaco Pietro Ottaviani, tra saluti istituzionale e ringraziamenti. E, ovviamente, un lungo pensiero rivolto alle vittime delle foibe e dell’esodo. Ecco il testo integrale:

Carissimi cittadini e cittadine Buongiorno.

Rivolgo un caloroso saluto a voi ragazzi, agli insegnanti, al Presidente del Consiglio ai Consiglieri Comunali, agli Assessori.

A tutti i componenti dei partiti politici, in particolare a coloro che oggi sono impegnati nei seggi per via delle Elezioni Regionali. Agli agenti del nostro corpo di Polizia Locale, all’Anpi, agli Alpini, alle Associazione Carabinieri e della Polizia in congedo, al Presidente Regionale dell’Associazione dei Bersaglieri Cavalier Moresco. Al primo Luogo Tenente Marco Leuzzi, al sig. Gianni Piotto dell’Associazione Nazionale Bersaglieri di Saronno, al Generale Giovanni Campopiano ed alla signora Laura Brussi Montani dell’Opera dei Caduti senza Croce ed il Tenente Colonello della Caserma Mara Manzi.

In ultimo, ma non certamente per importanza, ai bersaglieri Antonio Vescio e Giuseppe Macalli che si sono impegnati nell’organizzazione della parte musicale e del cerimoniale.

La Giornata Nazionale del Ricordo rinnova, nella nostra coscienza collettiva, la memoria di una delle grandi tragedie della seconda guerra mondiale.

Ottanta anni fa gli italiani nelle terre d’Istria, del Quarnaro e di Dalmazia, furono colpiti da una violenza cieca ed esecranda, ancora oggi viva e presente nella nostra memoria. L’istituzione del Giorno del Ricordo, avvenuta con Legge 92 del 30 marzo 2004, ha permesso, alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, di diventare un capitolo di storia nazionale. I massacri delle Foibe rappresentano una delle pagine più buie della nostra storia, una barbarie figlia della guerra e che ci ricorda, ancora oggi, come la violenza, gli estremismi, i nazionalismi, i totalitarismi, vadano combattuti attraverso una costante riflessione sui nostri comportamenti e atteggiamenti.

Tra il 1943 ed il 1947, gran parte della comunità italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia abbandonarono la propria terra. Oltre 350.000 persone, appartenenti a ogni classe sociale, furono costrette a fuggire dal nuovo regime jugoslavo di Tito, che confiscò le loro proprietà, le emarginò dalla vita pubblica, le represse con la violenza poliziesca, giungendo talora a un vero e proprio tentativo di “pulizia etnica”, orribile espressione che, negli anni Novanta del secolo scorso, ha riempito le cronache di tutti i giornali per le feroci vicende accadute tra le varie popolazioni dell’ex Jugoslavia.

I nostri profughi furono dispersi in oltre cento campi di raccolta disseminati in tutto il nostro paese dove per molto tempo vissero in una situazione di totale emergenza, nella più assoluta provvisorietà e promiscuità, attorniati da un clima di avversione o indifferenza.

Nelle cavità carsiche, le cosiddette foibe, furono gettati maestri di scuola, impiegati, carabinieri, medici, artigiani, operai, sacerdoti, imprenditori tutti purché italiani o avversi alla nuova dittatura. Per molti anni questa tragedia collettiva è stata oggetto di censura per pregiudizio ideologico. Anche gli stessi testimoni diretti si rassegnarono per lungo tempo a non parlarne perché guardati con sospetto.

Il presidente Mattarella in un discorso celebrativo dichiarò: “Oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi.”

Il ricordo di quei tragici giorni deve indurci a lavorare costantemente su noi stessi e in particolare sulle nuove generazioni, educandole al rispetto dell’altro, al confronto, al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze come elemento di crescita.

Oggi siamo qui non per celebrare questo appuntamento solo per dovere istituzionale, in modo retorico, ma quello di difendere una verità e di dare spazio alle voci e alle testimonianze delle persone che hanno vissuto quel dramma. La memoria è un dovere, è la via imprescindibile per la riconciliazione. Dobbiamo tenere alta la memoria, non per recriminare ma per non dimenticare, perché ciò che è stato non avvenga mai più. Come segno importante per la nostra città è stato scelto questo luogo dove da qualche anno è stata posta la targa a ricordo dei Martiri delle Foibe.

La storia e la memoria comune possono fornire un grande aiuto per guardare al futuro senza dimenticare coloro che hanno dato e perso la vita per la nostra amata Italia. La storia è qualcosa che è e che non può cambiare, la memoria è qualcosa che possiamo scegliere di avere e che può restare sempre viva dentro di noi.

È nostro compito fare in modo che la memoria non venga persa, raccontando ciò che abbiamo ascoltato e visto, senza dimenticare che la storia insegna e la memoria restituisce. Ricordare il passato è una questione di memoria, ma anche di coraggio, il coraggio di ricordare le persone che furono vittime delle camere a gas, delle stragi, delle foibe.

Non lasciamo che questa giornata resti un mero esercizio consolatorio, ma facciamo in modo che ci ricordi, ogni giorno, il valore di essere comunità.

cassano giorno ricordo opposizioni – MALPENSA24