Chiese gremite a Busto per la pace. Monsignor Pagani: «Vicini agli ucraini»

BUSTO ARSIZIO – Una Basilica di San Giovanni gremita, con gente in piedi (sempre nel rispetto dei di stanziamenti Covid) come la si vede raramente nelle messe domenicali, ha raccolto stasera, 2 marzo, l’invito alla preghiera e digiuno per la pace lanciato dal decano Monsignor Severino Pagani per rispondere all’invito di Papa Francesco. Alle 20, in tutte le parrocchie della città, si è tenuta una Messa per la pace in Ucraina, con una raccolta di offerte da devolvere alla Caritas che manderà aiuti per la popolazione del Paese invaso dalle armate di Putin.

In San Giovanni

«Mettiamo tutta la fede, la speranza e l’amore per il popolo ucraino» ha esordito il Prevosto monsignor Severino Pagani nel corso di una celebrazione eucaristica «molto sofferta» in Basilica. Dove, per un gesto simbolico, ha posizionato sull’altare «un’icona della Madonna molto cara alla devozione del popolo dell’Ucraina, la Madre di Dio di Kazan, la mamma di tutti gli ortodossi, dato che la espongono nelle case a protezione delle famiglie – il racconto di Pagani – un piccolo quadro che qualche anno fa, nel giorno della festa ortodossa dedicata alla Madonna di Kazan, era stato donato da una donna ucraina di nome Maria, badante a Busto Arsizio, al Tempio Civico, che è dedicato a Sant’Anna ma anche alla Madonna».

Tragedia che scuote le coscienze

Nell’omelia monsignor Pagani ha parlato di una tragedia che ci rende «tristi perché i cristiani sono divisi tra loro» e che «scuote la nostra coscienza civile e ci costringe a guardare quanto sono importanti le relazioni tra noi, ma anche la necessità di promuovere libertà e giustizia, e la nostra coscienza politica, che non deve essere lasciata cadere, anche quando siamo delusi e disaffezionati». L’irrompere della guerra, oltre a sollecitarci ad essere «vicini alle persone di origini ucraine che vivono nella nostra città e che sono a contatto con i nostri anziani», come sottolinea Monsignore, deve «metterci nella disposizione a fare anche noi qualche sacrificio di accoglienza, a perdere qualcosa, a diventare più sobri ed essenziali».

Servono soldi

Innanzitutto c’è da affrontare la sfida della solidarietà nei confronti della popolazione ucraina in guerra. «La Caritas ci chiede di far pervenire soldi e non altri aiuti che sarebbero complicati da far arrivare ai confini dell’Ucraina» ha spiegato il sacerdote dal pulpito. Monsignor Pagani ha poi annunciato che l’icona della Madre di Dio di Kazan da domani, 3 marzo, si sposterà nel santuario di Santa Maria, dove «sabato alle 15 verrà recitato un Rosario per le persone ucraine che vivono nella nostra città. Sarà una preghiera ecumenica cattolica e ortodossa insieme».

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