Bettoni, presidente Inail: “Si torna al lavoro ma tutelando la salute di tutti”

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Franco Bettoni, presidente dell'Inail

ROMA – Fase 2 dell’epidemia da coronavirus. Si riapre, anche se non è ancora noto con quali criteri rispetto ai diversi settori della società; si torna al lavoro. Meglio, si ricomincia a lavorare con ritorni progressivi in fabbrica e in ufficio. In funzione di tutto ciò è stato appena pubblicato il documento elaborato dall’Inail con le misure di contenimento e prevenzione nei luoghi di lavoro, approvato dal Comitato tecnico scientifico istituito presso la Protezione civile (Il testo è disponibile sul portale dell’Istituto).

Ne parliamo con Franco Bettoni, dal mese di ottobre presidente dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro. “La ripresa dell’attività produttiva – avverte il presidente Bettoni – deve necessariamente garantire sicurezza e tutela della salute delle lavoratrici, dei lavoratori e degli stessi piccoli, medi e grandi imprenditori. Mi sembra scontato quanto ineludibile a fronte della pesante situazione emergenziale”. Ed è proprio in questa direzione che viaggiano le linee guida elaborate dall’Inail”. Di nuovo il presidente Bettoni: “Il documento tecnico si sofferma innanzitutto sul metodo di valutazione dei rischi di contagio e sui provvedimenti di prevenzione da adottare, per la ripresa in sicurezza delle attività produttive”.

La classificazione dei rischi

Nella pubblicazione viene classificato il rischio nei luoghi di lavoro secondo tre variabili: Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative (ad esempio: settore sanitario, gestione dei rifiuti speciali, laboratori di ricerca, eccetera). Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento
sociale (ad esempio: specifici compiti in catene di montaggio) per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità. Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai lavoratori dell’azienda (ad esempio: ristorazione, commercio al dettaglio, spettacolo, alberghiero, istruzione, eccetera).

Tra le attività esposte a rischi di maggior contagio l’Inail include farmacie, forze dell’ordine, sanità e assistenza sociale, agenzie funebri, parrucchieri. A rischio medio-alto sono elencati manutentori, corrieri, addetti alle mense, camerieri, microbiologi, badanti, lavoratori dello spettacolo, interpreti. A rischio medio-basso sono invece considerati lavoratori impegnati in attività artistiche, sportive o di intrattenimento,
cassieri, operai edili, operatori ecologici, istruzione. A rischio basso agricoltura, silvicoltura e pesca, attività manifatturiere, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di motocicli e autoveicoli, trasporto e magazzinaggio, attività dei
servizi di alloggio e ristorazione, servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività professionali scientifiche e tecniche, amministrazione pubblica e difesa.

“L’adozione di misure graduali e adeguate – sottolinea Franco Bettoni – attraverso un nuovo modello organizzativo di prevenzione partecipato consentirà, in presenza di indicatori epidemiologici compatibili, il ritorno progressivo al lavoro, garantendo adeguati livelli di tutela della salute e sicurezza di tutti i lavoratori, nonché della popolazione”.

Le linee guida

Il documento tecnico suggerisce quindi di collocare i lavoratori, dove possibile, per un periodo transitorio, in spazi di solito inutilizzati, come sale riunioni e altri uffici. Fondamentale è ritenuto l’introduzione di barriere di separazione negli spazi comuni. Misure sono indicate anche nelle mense aziendali, i punti di ristoro, gli spogliatoi, i servizi igienici, e deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti. Vietate le riunioni e, se strettamente necessarie, dovranno essere ridotte al minimo.

“Tra le misure organizzative già molto utilizzate nella prima fase – sottolinea il presidente dell’Inail – il lavoro a distanza è la modalità che si è rivelata una soluzione tra le più efficaci, soprattutto nell’ambito dei servizi e in molti settori della pubblica amministrazione”.

Un medico esperto in tutte le fabbriche
 
Inoltre, tra le indicazioni contenute nei protocolli Inail, c’è anche quella relativa all’opportunità di prevedere, per tutte le aziende, anche le più piccole, nel periodo emergenziale, la nomina di un medico competente nella tutela e sicurezza della salute dei lavoratori , o soluzioni alternative, anche con il coinvolgimento delle strutture territoriali pubbliche (ad esempio, servizi prevenzionali territoriali, Inail, eccetera.) Nella fase di transizione – rimarca il documento – va tuttavia considerato il rischio di una riattivazione di focolai nei luoghi di lavoro, per cui vanno messe in atto una serie di misure volte a contrastarli. Ad esempio, si consiglia di attuare procedure di controllo della temperatura corporea sui lavoratori, prima dell’accesso al luogo di lavoro, secondo le modalità di cui al protocollo firmato tra le parti sociali.

Gli aspetti organizzativi

Rimangono, infine, aspetti organizzativi specifici da identificare nei singoli contesti lavorativi, quali ad esempio una diversa articolazione del lavoro, ridefinita con orari differenziati. Insomma, una serie di raccomandazioni che, alla luce dell’emergenza epidemica, acquisiscono un valore determinante, anche per la rilevanza del soggetto istituzionale di cui provengono, ma che – come ci ricorda il presidente Bettoni – “dovranno comunque essere calate in concreto nella vita quotidiana di milioni di lavoratori dalle scelte politiche che il Governo vorrà assumere anche sulla base del contemperamento degli interessi in gioco e delle indicazioni che verranno dagli altri organismi e soggetti pubblici coinvolti nella gestione dell’emergenza Covid-19”.

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