Inferno al Nuovo, Sandro Klopfstein racconta “Mad Heidi” a Cortisonici

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Il regista Sandro Klopfstein intervistato da Andrea Minidio (terzo e quarto da destra)

VARESE – «Se volevate vedere un film non troppo serio e divertente questa è l’occasione. Tutti conoscete Heidi, ma la mia è un poco più cresciuta. Ed è fottutamente matta». Ieri, giovedì 20 aprile, alla prima somministrazione di otto filmati per il concorso internazionale di Cortisonici, al Cinema Nuovo di Varese è seguita la proiezione di “Mad Heidi” di Sandro Klopfstein per la sezione del festival dedicata alle visioni più estreme: «Finalmente l’Inferno è su questo palco, ci volevano i vent’anni», ha dichiarato il suo direttore artistico Paolo Matteazzi. In sala era presente anche il regista, che ha svelato alcuni particolari – dalla genesi ai riferimenti cinematografici – della commedia horror.

Massimo Lazzaroni (primo da sinistra) annuncia l’arrivo di Klopfstein

La campagna di crowfunding per finanziare l’opera

«Il nostro governo finanzia film che parlano della Svizzera, robaccia molto noiosa», ha spiegato Klopfstein, che è stato annunciato con il suono di campanacci e degustazioni di groviera offerte al pubblico. «Abbiamo deciso che anche noi ne avremmo fatto uno sulla Svizzera: non così ma nel modo che ci piace. È stata allora lanciata una campagna di crowdfunding che, attraverso il merchandising, ci ha aiutati a raccogliere 300mila euro. Il produttore ci disse però che non erano abbastanza e, a una lettura della sceneggiatura, non si poteva tagliare nulla. Ci volevano più soldi: ho così creato un’altra opzione, quella di investire. Ho proposto di partecipare direttamente alla realizzazione del film diventandone investitori: hanno risposto 500 persone da 47 Paesi diversi che ci hanno permesso di raccogliere due milioni e mezzo di euro».

Klopfstein risponde alle domande del pubblico a fine proiezione

La scelta di Alice Lucy come protagonista

Sottoposto a domande “infernali” da Andrea Minidio sulla restituzione del Canton Ticino («potete prendervelo») o su eventuali scene sadomaso, foot fetish o lesbo nel sequel («nel secondo caso – riferendosi a Tarantino – c’è già un regista che tratta questo tema, per il resto abbiamo un sacco di idee»), Klopfstein ha fatto sapere che dopo il film di cui si sta occupando ora lavorerà “Heidi & Klara”, secondo capitolo della storia. Quanto al primo, «è stato scritto interamente in inglese. Si è pensato che tutti i buoni parlassero in un inglese perfetto, mentre ai cattivi è stato lasciato l’accento svizzero. Poi, non trovando in patria attrici adatte per il ruolo della protagonista, ho fatto riferimento a un’agenzia britannica che me ne ha trovate 300, da cui ne sono state selezionate 40. Quando abbiamo visto Alice Lucy ce ne siamo innamorati subito; però le abbiamo fatto fare comunque tutto il processo di casting. È stata scelta anche perché è un’esperta di arti marziali, non avevamo abbastanza budget per una formazione a riguardo».

Il regista Josema Roig (terzo da destra) spiega il tema delle armi in “Safe”

La riflessione sulle armi di “Safe”

Alla serata era presente anche Josema Roig, autore del corto spagnolo “Safe” «attraversato – ha osservato Massimo Lazzaroni, che insieme a Tatiana Tascione ha condotto l’evento – da una tensione quasi continua, che poi sfocia in una fine sospesa». «Il fatto che da parte del pubblico ci sia stato silenzio e poi sospiri è stato il mio successo», ha svelato il regista, che con la sua opera ha voluto affrontare la questione delle armi. «Ho vissuto negli Stati Uniti per alcuni anni. Quando ho scoperto che il mio migliore amico teneva quattro pistole in casa per me è stato uno choc, mi ha spinto a riflettere sul tema. Occorre rendersi conto delle potenzialità di un’arma: può limitare la sicurezza anche di chi la possiede perché chi ne ha una tende a utilizzarla di più, anche quando non serve». Dai tagli veloci dell’inizio la storia si sviluppa fino a un piano, che diventa il centro di tutto il lavoro: «Qualche membro del cast poteva portare un cambiamento di significato. All’inizio la presenza del cane con cui la bambina gioca non era previsto ma è stato inserito per rendere il corto più realista».

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