Cribioli sullo sgombero di via Pastori: «Gallarate non abbandona nessuno»

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L'assessore ai Servizi Sociali, Stefania Cribioli

GALLARATE – «La porta dei Servizi sociali per queste persone, come per tutti, è ancora aperta. Occorre però che vogliano davvero essere aiutate». Stefania Cribioli, assessore ai Servizi sociali, fa chiarezza sul ruolo del Comune in relazione ai clochard sgomberati settimana scorsa dallo stabile davanti all’ospedale, occupato abusivamente e in condizioni igieniche e di sicurezza inesistenti. A tirarla per la giacca era stato nei giorni scorsi Rocco Longobardi (Gallarate 9.9) che sull’azione della polizia locale in via Pastori sta compiendo un’aspra battaglia politica sotto lo slogan “Not in my name Gallarate”.

Un percorso di reinserimento

Cribioli non si tira indietro e replica: «Abbiamo avuto il quadro completo della situazione solo quando siamo entrati nello stabile. Soltanto a quel punto abbiamo potuto verificato che quattro di loro non sono residenti a Gallarate. Gli altri quattro sono invece ufficialmente qui residenti: sono persone note ai nostri uffici competenti, per pregressi accessi non continuativi (e non per nostra volontà). Come abbiamo già fatto in passato, ciò che possiamo e vorremmo loro proporre è un percorso riabilitativo che li porti gradualmente a un reinserimento nella società. Siamo in contatto con la parrocchia che nella persona di monsignore Riccardo Festa questa mattina, in un incontro alla presenza anche del vicesindaco Francesca Caruso e degli assessori Massimo Palazzi e Claudia Mazzetti, si è detto pronto a collaborare. Abbiamo anche allertato da tempo, raccogliendo la loro disponibilità, le associazioni territoriali che si occupano di emarginazione».

Non abbandoniamo nessuno

L’assessore Cribioli sottolinea di non avere sottovalutato la situazione: «Insieme al dirigente e al personale abbiamo un quadro aggiornato in tempo reale. Il fatto di non cercare la ribalta mediatica, non significa che da parte nostra ci sia disinteresse: gli occupanti dello stabile davanti al Sant’Antonio Abate erano stati avvisati alcuni giorni prima che l’edificio sarebbe stato sgomberato e “sigillato”, ma nessuno, pur avendone il tempo e nonostante l’indicazione a loro data, si è presentato ai servizi sociali. Il Comune non abbandona nessuno, non lascia nessuno in mezzo alla strada, ma non può costringere alcuno ad accettare di essere assistito».

Aiutateci ad aiutarvi

Infine, una precisazione sulle modalità di accoglienza all’interno della Casa di Francesco: «In questo tipo di strutture si offre riparo per la sola notte a chi attraversa un momento di difficoltà e ha bisogno di un tetto. Non è una soluzione definitiva e, in qualsiasi caso, non è il luogo adatto per eventuali soggetti con dipendenze che, invece, devono essere inseriti in un percorso che porti innanzitutto alla disintossicazione. Ribadisco, le porte dei Servizi sociali sono spalancate e mi rivolgo direttamente a loro, ai clochard gallaratesi che vagano per la città: aiutateci ad aiutarvi».

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