Dal Vallone al Tor des Geants: Paolo Garindo fra i giganti

LA CRONISTORIA DEL VALLONE

BUSTO ARSIZIO – “Noi italiani siamo come dei nani sulle spalle di un gigante” diceva Renzo Piano, riprendendo il filosofo francese Bernardo di Chartres. ma il Gigante, nel nostro caso, è l’ambiente. E non solo. Scoccherà domenica, 27 agosto, l’ennesima sfida di Paolo Garindo, l’oramai noto sky runner di casa nostra reduce dalla recente impresa ambientalistica volta a “Salvare il Vallone”. Dopo le 44 ore di trail in solitaria sul Monte Rosa e il tour del Monte Bianco, l’avvocato bustocco d’adozione (bancario di professione) è pronto per il Tor des Geants. Ovviamente in solitaria, ovviamente senza assistenza lungo i 350km del percorso caratterizzato da un dislivello di 25.000: il tutto in sei tappe, per un totale di 150 ore.

Al cospetto dei giganti

Dopo il Tour du Mont Blanc in solitaria del 2022, ho capito che avrei avuto le energie necessarie per fare il mio grande viaggio al cospetto dei giganti! Il 27 agosto 2023 partirò da Courmayeur e percorrerò il TOR des Geants ©️da solo con una modifica al percorso originario, passando per le Cime Bianche anziché dal Vallone di Nana (il percorso che passa per le Cime Bianche è parte del Tor des Glaciers) proprio per aggiungere un significato maggiore alla mia esperienza: esaltare la bellezza del Vallone – una vera “perla rara” – unendo simbolicamente tutti i colli della regione (anche se in realtà sono dei veri e propri passi di montagna, alti anche oltre 3.000).

Le sei tappe del Tor des Geants

Primo giorno: Courmayeur / Valgrisenche 50km e circa 4.000 D+
Secondo giorno: Valgrisenche / Lillaz 60 km e circa 5.000 D+

Terzo giorno: Lillaz / Sassa 55 km e circa 3.000 D+
Quarto giorno: Sassa / Alpenzu 46 km 3.500 D+

Quinto giorno: Alpenzu / Rif. Magia 52 km e circa 4.000 D+ (durante questa tappa transiterò dal Vallone delle Cime Bianche)
Sesto giorno: Rif. Magia / Saint Rhemy en Bosses 46 km e circa 3.000 D+

Ultimo giorno: Saint Rhemy / Courmayeur 32 km e circa 1.800 D+

Il Vallone: la cronistoria

Sono partito da Alagna, aveva appena finito di piovere quando ho cominciato a salire il sentiero che porta a Pianalunga. Arrivato appena sotto il col d’Olen (poco meno di 3.000 m) ero immerso nelle nuvole e non vedevo nulla oltre ai miei piedi. Così mi sono ricavato un sentiero tra la neve fino a che non ho incrociato le piste da sci con i cannoni. All’albeggiare ero già quasi in cima al colle Bettaforca (circa 2.600 m). Lungo la salita che da Gressoney porta al colle Bettaforca si ha una bellissima vista sul ghiacciaio di Indren e sui Lyskamm. Peccato che per salire al colle bisogna percorrere la strada di servizio della pista da sci, tra cartelli lavori in corso, ruspe, enormi tubi per trasportare l’acqua per la neve artificiale: tutto ciò che di unico e appagante si ricava dalla vista del Monte Rosa viene sciupato in pochi secondi da quella vista tremenda.

La val e la valletta

Arrivato al Colle Bettaforca uno spettacolo davanti a me: la val d’Ayas era coperta da un mare di nubi ed erano tutte sotto di me. Appagato da quel paesaggio da cartolina, ho cominciato la discesa che mi avrebbe portato prima a Resy, poi al Pian di Verra inferiore e successivamente all’ingresso del Vallone delle Cime Bianche, la valletta di Tzere. Una vera perla! Dopo questa piccola valle si arriva nel vero e proprio vallone, costituito da 3 lunghi falsopiani con altrettante salite a dividerli (il che lo rende assolutamente inadatto allo sci da discesa). L’ultima salita mi ha condotto al Colle Superiore delle Cime Bianche (circa 3.000 m) dove ho potuto ammirare dall’alto i due bellissimi laghi del Vallone (ce n’è anche un terzo vicino alla Gobba di Rollin) e il Cervino.

Perenne bellezza. E le marmotte

Come sempre quando corro nel Vallone sono avvolto da così tanta perenne bellezza: davanti a me 12 km (tra andata e ritorno) fatti di torrenti, cascate, nevai, laghi glaciali. Potevo ammirare via via più vicine le Cime Bianche! Per tutto il tragitto si è completamente immersi nei suoni della natura e nei suoi ventosi silenzi (cosa che non avviene nelle altre Valli coinvolte), dove il sibilo della funivia la fa da padrone (anche le marmotte se ne devono essere accorte e infatti devono avere traslocato in massa proprio nel vallone). Ero in un posto unico, autentico, uno dei pochi rimasti intatti negli anni dall’opera dell’uomo ed ero completamente solo nel raggio di km!

Valorizziamo l’ambiente

Ho viaggiato molto sia all’estero che in Italia e purtroppo mi rendo conto che all’estero sono più bravi nel valorizzare le poche cose che hanno. Al Vallone per esempio c’è un rarissimo esempio di dolomite Valdostana, ci sono vari elementi costituenti il fondo oceanico, un unicum nelle Alpi. Ci sono i cristalli degli abissi, le spiagge dei dinosauri. Senza contare il Ru Courtaud (opera del 1.393, che serviva per portare l’acqua del ghiacciaio del Rosa alla soleggiatissima Saint Vincent) solo per citarne alcuni. Il problema è che solo pochissimi lo sanno. Basterebbe semplicemente un buon piano di marketing, una segnaletica accattivante e la manutenzione dei sentieri per far arrivare qui più indotto rispetto alla costruzione del collegamento. Peraltro spendendo pochissimo. E allora meglio puntare sul turismo invernale, deturpando l’ambiente, o dare un po’ più di spazio al turismo estivo, mostrando lungimiranza alla luce anche dei cambiamenti climatici in atto?

Garindo Tor des Geants – MALPENSA 24