La ricetta di Confartigianato Alto Milanese per la ripresa dopo gli effetti del Covid

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LEGNANO – Il mercato del lavoro sconta l’effetto Covid con una perdita nel 2020 di 84.000 posti di lavoro nella sola Lombardia, pari ad una contrazione dell’1,9% del totale. Fra le categorie più colpite le donne e i giovani: l’occupazione femminile in Lombardia perde 26.000 unità (-1,3%) e quella giovanile, dai 15 ai 34 anni, ben 46.000 (-4,4%). Lo ricorda Confartigianato Imprese Alto Milanese alla vigilia delle riaperture stabilite dal governo per lunedì prossimo, 26 aprile.

Sanavia: «Basta burocrazia»

«Il percorso di transizione, cambiamento e mutazione – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese, Gianfranco Sanavia – è fondamentale. Occorre puntare ad obiettivi precisi per recuperare il tempo perduto a causa della pandemia e per rimuovere i molteplici ostacoli già presenti precedentemente allo scoppio della crisi odierna: la scarsa digitalizzazione della Pubblica amministrazione, i ritardi dei pagamenti della Pa, l’eccessiva burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale e che vede l’Italia occupare il 128° posto nel mondo e l’ultimo in Europa per complessità e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte; e la durata insostenibile dei procedimenti civili: nel nostro Paese per risolvere una disputa commerciale servono 1.120 giorni, tempi dilatati che ci collocano al 122° posto nel mondo e al terz’ultimo nell’Unione europea».

Fra gli obiettivi di ripresa figura la transizione green, che sottende la volontà di rendere l’economia più rispettosa dell’ambiente. Il compimento del percorso di transizione verde è possibile solo se verrà coinvolto anche il tessuto produttivo. Ad oggi le imprese che hanno portato avanti azioni concrete a favore della sostenibilità ambientale – riduzione nell’utilizzo della risorsa idrica e nella produzione di rifiuti, riciclo, uso materie prime seconde… – e investimenti per ridurre l’impatto dell’attività di impresa sull’ambiente sono il 64,7% del totale e il 64,3% delle Pmi, valori che posizionano la nostra regione in penultima posizione nella classifica nazionale, dando evidenza dell’ampio margine di miglioramento possibile.

«Fondamentali le competenze digitali»

Appare fondamentale puntare sulle competenze anche per attivare il percorso di digitalizzazione del sistema. «Per cambiare – ricorda Sanavia – non bisogna tralasciare la componente del capitale umano. Affinché avvenga la transizione digitale ricoprono un ruolo rilevante le competenze digitali elevate: ad oggi nella nostra regione ne sono in possesso il 26,6% delle persone tra i 16 e i 74 anni, valore che posiziona il territorio lombardo in 3.a posizione nella classifica nazionale». La quota di imprese che ha effettuato nell’anno della pandemia almeno un investimento in ambito tecnologico si attesta al 69,4% (2° valore più alto dopo quello registrato dal Veneto), superiore di 12,3 punti rispetto alla quota rilevata nel periodo pre pandemia.

Per una reale riuscita della ripartenza occorre infine mettere in campo azioni di rafforzamento del made in Italy, soprattutto dopo l’anno pandemico che ha messo sotto stress il commercio mondiale. La Lombardia nel 2020 ha registrato un calo a doppia cifra dell’export di prodotti manifatturieri (-10,2%) e per l’export di micro-piccola impresa (alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura) che segna una riduzione ancora maggiore, pari al 13,8%.

Un occhio di riguardo alla moda

La moda è il comparto manifatturiero che ha più sofferto gli effetti della recessione. La caduta dei ricavi nel tessile abbigliamento calzature è del 22%, cioè di intensità doppia della media delle imprese, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro: la sola moda italiana registra una perdita di ricavi che è 3,6 volte quella stimata per le stagioni 2019/20 e 2020/21 per le squadre di calcio dei principali campionati europei. Conclude Sanavia: «La moda è un asset strategico dell’economia italiana e deve trovare sempre più centralità nell’agenda del governo. Investire in questo settore e nella filiera significa investire nel Paese. Non possiamo permetterci di perdere ulteriori posti di lavoro, né di mettere a rischio tante piccole e medie aziende e le nostre eccellenze».

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