BUSTO ARSIZIO – «Se ci avessero ascoltato in consiglio comunale forse non sarebbe finita così». Ad affermarlo è Walter Picco Bellazzi, che era capogruppo del PD in sala esagonale quando, ai tempi del secondo mandato della giunta Farioli, sul caso dei derivati ci fu un acceso dibattito con l’allora assessore al bilancio Laura Mira Bonomi. «Si era capito che al Comune quel contratto andava bene quando c’era da incassare soldi, poi è stato impugnato quando ha iniziato a perdere». La questione su cui fa luce l’avvocato Dem è quella dei differenziali nei flussi di entrate e uscite previsti dall’operazione di “swap”, che per i primi 7-8 anni hanno avvantaggiato il Comune, per poi andare in negativo fino al 2031, tanto che ora Busto dovrà versare circa 12 milioni di euro a Deutsche Bank in un decennio. «Ai tempi andavano di moda queste operazioni, poi si sono accorti tutti che erano una mina vagante – sottolinea Picco Bellazzi – del resto le banche lavorano sempre per guadagnarci».
La prossima mossa
Visto l’esito del contenzioso alla Corte di Londra, per Picco Bellazzi «c’è da sperare che non ci sia un appello, che potrebbe costare un altro milione di euro di spese legali. Già è andata bene che, da quel che ho capito, il Comune non è stato condannato a pagare le spese legali della controparte, perciò a questo punto o si trova un accordo transattivo con la banca tedesca oppure conviene continuare a pagare quanto pattuito». Anche perché, prosegue l’esponente del PD di Busto, «è vero che ci sono Comuni che si sono visti annullare in tribunale i contratti dei derivati, ma ogni contratto fa storia a sé, e la materia è assai complessa. Io l’avevo studiata in passato per un collegio arbitrale, ma quando ne abbiamo discusso in consiglio comunale eravamo forse solo io e l’assessore Mira Bonomi a capirne veramente». A Milano ad esempio la lunga battaglia legale sui derivati è arrivata ad una contestazione di danno erariale a carico di 64 amministratori comunali.
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