Didattica persuasiva per scongiurare dispersione e disagio scolastico

bruni scuola freud disagio

MILANO – In un universo scolastico molto cambiato, che deve fornire preparazione, competenze, conoscenze linguistiche e informatiche per un mondo del lavoro selettivo, non è raro che gli studenti si sentano come ‘frullati’ in un mix di richieste che li portano a una competizione esasperata e a una ricerca di risultati a tutti costi. In poche parole non si sentono capiti, ascoltati, supportati e le loro difficoltà vengono frequentemente scambiate per mancanza di impegno, carenze irrecuperabili e comportamenti anti-sistema. Il disagio si traduce poi in dispersione scolastica e migliaia di intelligenze e potenzialità vanno distrutte. Un dramma per le famiglie, ma anche per la società. Per far fronte a queste problematiche è stata sviluppata, una decina di anni fa, negli Stati Uniti la cosiddetta didattica persuasiva, un approccio che mette al centro, in un rapporto dialettico, docente e discente. In Italia antesignana di questa metodologia è la Scuola Sigmund Freud di Milano Qui circa il 96% di 650 studenti, in cinque anni, hanno ottenuto risultati scolastici positivi in base a quanto rileva un focus realizzato dallo stesso istituto di istruzione superiore.

Non ci sono insegnanti che “salgono in cattedra”

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Il direttore della “Sigmund Freud” Daniele Nappo

La scuola, nata nel 1992 in via Accademia nella zona nord-est della città, ha da sempre puntato sulla tecnologia quando il computer a scuola era davvero raro. A fianco a monitor touch, lavagne digitali e proiettori ha però anche contribuito a mettere a punto e perfezionare un metodo rivoluzionario che consiste nel miglioramento qualitativo dell’apprendimento e del livello di attenzione dei ragazzi. “L’aspetto fondamentale è evitare insegnanti che ‘salgano in cattedra’ e che invece basino l’insegnamento sulla ‘intelligenza sensibile’: capire i ragazzi e dare loro risposte formative, imparando l’uno dall’altro, evolvendosi. Bisogna che la scuola venga vissuta come ‘amica’ ovviamente mantenendo intatti gli obbiettivi di qualità e di risultati ma senza dimenticare anche la necessità di adeguare e individualizzare il modo di fare lezione”, spiega il direttore Daniele Nappo.

Impegno collettivo

Via gessetto e lavagne, si punta sul catturare l’attenzione dello studente – ormai appartenente alla categoria del nativo digitale – per un tempo maggiore. E, questa la filosofia, si può ottenere attenzione e memorizzazione solo se l’insegnante mantiene un linguaggio corporeo e della comunicazione non verbale che cattura la curiosità di chi ascolta sul principio che anche il miglior docente non deve mai smettere di imparare. A tal fine vengono applicati una didattica cooperativa laboratoriale cioè procedere per problemi e per ricerca co-costruendo le conoscenze partendo da una ‘difficoltà’ cognitivamente interessante affrontandola insieme; la didattica Jigsaw (puzzle) con contenuti frammentati nel lavoro a casa poi ricostruiti in classe anche con un lavoro di gruppo, ci si impegna insieme per raggiungere uno scopo comune e ogni persona dipende dalle altre e, ancora, il Brainstorming cioè confrontarsi e raccogliere idee su un tema anche con un approccio improvvisato in un lavoro strutturato per esempio riguardo a un tema o a un impegno didattico da svolgere. Insomma evoluzione, sperimentazione, attenzione, valorizzazione: valori talvolta professati a parole ma quasi mai, a differenza del Freud, attuati.

Angela Bruno

bruno scuola freud disagio – MALPENSA24