M24 TV – Da Eriksen allo sport amatoriale. Macchi: «Serve prevenzione per tutti»

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LONATE POZZOLO – Le immagini drammatiche di Christian Eriksen che si accascia davanti a milioni di telespettatori Tv durante il match Danimarca-Finlandia agli Europei sono ancora vivissime davanti a tutti noi. La squadra che gli si chiude intorno, l’intervento rapidissimo e fondamentale per salvare la vita del campione danese del personale sanitario, poi l’immagine del calciatore interista che lascia il campo provato ma con gli occhi aperti. In una parola: vivo.

Shock Eriksen: cosa è successo

Immagini scioccanti e, nell’immaginario collettivo, di chi non ha conoscenze mediche, lontanissime dall’idea che si ha di un atleta professionista: controllato, allenato, in forma e perfettamente sano. E allora cosa è successo? Ne parliamo oggi, domenica 27 giugno, con il professor Andrea Macchi, cardiologo e direttore generale degli Istituti di Ricovero e Cura del Gruppo Iseni Sanità di Lonate Pozzolo ospite negli studi di Malpensa24 Tv. «La drammaticità dell’accaduto si può spiegare perfettamente – dice Macchi – Il giocatore professionista ha avuto un’aritmia che è la fibrillazione ventricolare che porta al fermarsi del cuore. O meglio il cuore vermicola a una velocità folle tanto da non essere più capace di produrre una pompata di sangue per gli organi. Ovviamente manca sangue al cervello, manca sangue al cuore e il paziente si accascia a terra perché non arriva sangue al cervello. Le drammatiche immagini che tutti abbiamo visto devono riportare l’attenzione su un tema di primaria importanza: quello della prevenzione cardiovascolare».

Perché è accaduto e cosa ha cambiato il Covid

E’ sempre il dottor Macchi a spiegare il perché dell’accaduto. «Nel 98% dei casi si tratta di una cardiopatia congenita. Sotto i 35 anni questa cardiopatia può essere o del cuore stesso o derivare da anomalie delle coronarie. Che possono restare misconosciute sino a quando durante uno sforzo estremo, uno stress estremo, il corpo parla e parla in modo drammatico», spiega Macchi. «Un altro discorso vale, pur negli eventualmente agonisti, ma sopra i 35 anni – spiega il professore – Dove si tratta sempre di una patologia coronarica: perciò è un infarto, l’occlusione di una coronaria, l’infarto di un pezzo di cuore e quindi un’aritmia che parte su questo evento acuto». Il Covid, purtroppo, è riuscito a cambiare anche questo scenario. «Gli ultimi studi rivelano che l’infezione da Covid può portare a una miocardite, perciò la formazione di vere e proprie cicatrici che non sono infartuali, non è ischemia, ma sono dovute a un’infezione del miocardio che portano a formazioni di cicatrici dove si possono formare per rallentamenti e accelerazioni queste aritmie. Quindi un campanello di allarme per tutti».

Prevenzione salva vita per tutti

A questo punto la prevenzione diventa fondamentale. Come procedere? «Prima di tutto sottolineiamo che noi italiani, considerati faciloni in tutto, non lo siamo affatto in quest’ambito. All’estero dico paradosso italiano: i nostri medici sportivi sono attentissimi e fanno molti più esami che in altri Stati – conclude Macchi – Detto questo ci sono due livelli di prevenzione. Quello primario, il che vuol dire nelle persone che stanno bene, persone che se devono fare degli sport strenui, delle attività fisiche strenue, devono essere ben controllate. Purtroppo per andare a individuare una cardiopatia c’è solo la risonanza magnetica». Il livello secondario di prevenzione «E’ quello che abbiamo visto in campo. Forse il fattore più bello di una situazione drammatica, quindi quello che dobbiamo portarci dallo shock. L’intervento immediato del personale medico: il tempo è vita. A un minuto dall’arresto cardiaco, l’intervento con massaggio cardiaco e soprattutto con defibrillatore, le possibilità di sopravvivenza del paziente sono del 90%. Ne consegue che tutte le strutture sportive, in particolare quelle frequentate da amatori, devono avere le attrezzature necessarie, parlo di defibrillatori, e personale formato ad utilizzarle e ad intervenire tempestivamente».

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