Fagnano, chi ha regalato i dpi alle scuole? E’ caccia al donatore “in mascherina”

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FAGNANO OLONA – Più della rabbia del sindaco (che diversi esponenti della maggioranza raccontano) e ancor di più della caccia all’autore del gesto che è subito scattata (anche questo dettaglio raccontato da fonti insider al Castello) ha sorpreso come la partita di mascherine fatta recapitare agli alunni delle scuole da un anonimo donatore sia arrivata a destinazione senza particolari intoppi o patema d’animo.

Non stiamo parlando di chissà quale quantitativo di dispositivi dpi. Più o meno un migliaio. Ma anche le altre iniziative legate a donazioni di mascherine erano in numero limitato. Le differenze sostanziali però sono due: la prima è che questa volta nessuno ci ha messo nome e cognome e la seconda è che l’iter è filato via liscio e in tre mosse. Ovvero soldi donati a Geasc con una precisa finalità: acquisto dei dispositivi e consegna al destinatario, ovvero le scuole di Fagnano. Insomma semplice.

Un mistero in più di Fagnano

Fagnano è piccola e la gente mormora. La notizia del donatore mascherato, o meglio del donatore in mascherina, ha iniziato a girare per il paese. Accompagnata da una domanda: chi è stato? Inutile chiedere. Anche a chi dovrebbe sapere. Del resto ci ha provato anche il primo cittadino, il quale, pare, si sia dovuto accontentare di un “non posso dirlo”. Pare, infatti, che chi ha compiuto il gesto abbia chiesto un tombale anonimato. Che ha subito dato adito a pensieri e svariate ipotesi.

Ma anche a riflessioni: tra queste è che per la prima volta a Fagnano non scomparso nulla, ma è apparso qualcosa. In passato, infatti, al Castello sono scomparse le chiavi della torretta e, si dice, anche alcuni documenti (poi ritrovati al proprio posto) amministrativi. Perfino la pergamena dell’Unità d’Italia non si è più trovata. E andando indietro nel tempo, c’è chi racconta di altre sparizioni: di quadri (pure questi ritrovati a Busto, vuole la leggenda popolare), di dolci e di salamelle avanzate a qualche festa popolare. Questa volta no: le mascherine sono comparse nelle scuole. O meglio acquistate e donate. Anche le etichette di certificazione sono rimaste intonse.

Ma le storie di paese non danno indizi su chi possa essere il donatore. «O i donatori», fa notare una voce (senza nome in perfetta coerenza con la vicenda qui raccontata), che ben conosce le vicende del Castello. Anche quelle che non superano mai il fossato e restano tra le stanze e i corridoi dello storico municipio. Voce che qualche sospetto però ce l’ha: «Potrebbe essere stato qualche appartenente a qualche gruppo o partito politico locale – confida chiudendo con una battuta – Se fosse così, il donatore non appartiene alla maggioranza, che con mascherine e donazioni hanno dimostrato non saperci fare».

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