Freccia Ross: Varese sul treno del futuro

In alto da sinistra: Ross Pelligra e Scola; Giorgetti - Gandini- Galimberti. Sotto: Grassi - Bulgheroni - Scola; Lunghi - Caniglia; Scola e Giorgetti

di Massimo Lodi

Poco oltre la metà degli anni Cinquanta lo scrittore Guido Piovene venne a conoscere Varese. Indagò il territorio e i suoi abitanti, la singolarità geografica e la pluralità di vocazioni, incuriosendosi al punto da dedicarvi parte d’un capitolo del libro “Viaggio in Italia”, che uscì nel ’57, e la quattordicesima puntata d’una trasmissione Rai, destinata a gran successo.

Piovene vide, prese nota, intervistò. Per esempio il presidente del Calzaturificio, Ermenegildo Trolli; la proprietaria della Carrozzeria Macchi, Luciana Sartorelli Macchi; l’avvocato appassionato d’arte, Giulio Moroni; il titolare della gastronomia del Corso, Giuseppe Valenzasca. Il proposito era di svariare nell’intero panorama produttivo, commerciale, culturale, sociale eccetera d’una città di cui alla fine si elogiò la Grande Bellezza, assolutamente concorrenziale con quella d’altri siti: “Bisogna cercarla in angoli che resistono dietro la facciata nuova, nei giardini, nell’atmosfera spaziosa, nell’aria dolce, nell’estro di gente dal carattere temperato e di convincimenti solidi”.

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Massimo Lodi

Fu un’inchiesta storica. Com’è storico quanto accaduto oggi, a Palazzo Estense, dietro il lungo tavolo di conferenzieri radunatisi non per far circolare parole, ma per informare di fatti. I fatti sono il maxinvestimento sportivo di Ross Pelligra; la singolare/rara collaborazione fra istituzioni, al netto delle appartenenze partitiche di chi vi sovrintende; l’incrocio virtuoso fra interessi imprenditoriali e strategie politiche; la capacità di cogliere un’occasione eccezionale, preziosa, irripetibile; il merito di porsi in concreto nel solco della traccia del neo-rinascimento italiano auspicato/sostenuto dal presidente del Consiglio e aiutato dai fondi europei.

Non si esagera a dire che siamo in presenza d’un “Modello Varese” che farà scuola, essendo l’iniziativa sportiva promossa dal tycoon australiano non fine a sé stessa, e invece propiziatrice d’una ben più importante “coda”. Cioè: lo sport – che al tempo di Piovene stava in retroguardia e poi conquistò la leadership locale grazie a Giovanni Borghi e ai tanti che ne affiancarono e proseguirono le formidabili intuizioni – diventa la locomotiva d’un treno diretto nel futuro. Potremmo chiamarlo il Freccia Ross, se come auspica il ministro Giorgetti la genialità e le risorse del capoluogo e dei dintorni prenderanno spunto da un così fortunato episodio di matrice esterna per dare impulso alla rivoluzione bosina del terzo millennio.

Qui è l’apice dell’intraprendenza lombarda” chiosò Piovene alla fine del suo giro da reporter letterario. Ovvero: ingegnosità, efficienza, grinta, solerzia, piglio. Anche gli australiani han trovato, non da oggi, un tale “bouquet” di doti fra di noi. Noi abbiamo trovato in loro il sostegno materiale allo sviluppo di talenti in cui crediamo. La Varese non solo cestistica riceve un “assist” che può lanciarla nel più folgorante dei contropiede, a patto di saper proteggere la palla da intercettazioni di falloso/fallace egoismo. Avanti tutt’insieme, com’è accaduto finora in quest’epocale avventura. Il convoglio del progresso trasporta un’unica comitiva, sia pure disposta su vagoni diversi: guai a scordarsene, pena il deragliamento.

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