Galimberti a tutto campo: cantieri, politica. E Maroni: «Ottimo candidato»

VARESE – Le elezioni, la Lega, Roberto Maroni e il peso dei civici. Ma prima della politica la vita amministrativa e Varese: i cantieri aperti, quelli da aprire, ma soprattutto l’identità, o meglio il ruolo che la città capoluogo dovrà disegnarsi, interpretare e “giocare” su una scenario che non può più essere ridotto ai semplici confini cittadini o poco oltre.

Sono questi i temi attorno ai quali si è sviluppato l’incontro tra il sindaco di Varese Davide Galimberti, Fabrizio Iseni editore di Malpensa 24, il direttore Vincenzo Coronetti e i giornalisti durante la visita del primo cittadino nella redazione di Lonate Pozzolo e agli Istituti di Ricovero e Cura del gruppo Iseni sanità.

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Nella foto il direttore Vincenzo Coronetti, l’editore di Malpensa24 Fabrizio Iseni e il sindaco Galimberti

Sindaco Galimberti, Maroni e la Lega hanno già deciso su quale fronte attaccare in campagna elettorale: ovvero su tutto ciò che, dicono loro, “ha annunciato e non ha fatto in questo mandato”. E lei come risponde?
«Con i programmi elettorali. I loro. Quelli degli ultimi vent’anni. E dove di volta in volta si parlava di tutte le più importanti opere che in questo momento sono dei cantieri. Alcuni realizzati, altri in corso e altri ancora pronti a partire. Insomma loro hanno sempre promesso. Noi abbiamo promesso e mantenuto».

Se è come dice lei, quindi tra qualche mese, in campagna elettorale, sarete a corto di argomenti avendo di fatto realizzato tutto o quasi. Quindi? 
«Dunque, facciamo un rapido punto della situazione. In questo mandato abbiamo investito sugli impianti sportivi, sulla riqualificazione di piazza Repubblica, il progetto delle stazioni, lavorato sulla mobilità in città e soprattutto sull’accessibilità. Mi riferisco a Largo Flaiano. Tutte le opere messe in cantiere, anche quelle che partiranno, sono coperte da finanziamenti. Ma mica possiamo fermarci qui».

Ovvero?
«Ovvero nella prossima campagna elettorale si aprirà tutto il tema della Varese del futuro. Ma fin da ora bisogna impostare il discorso su come vogliamo che sarà la città. Mi spiego meglio. Sul tavolo ci sarà tutta la partita legata alle risorse europee che arriveranno e su come investirle al meglio in una realtà come la nostra. E questo significa che, per dare delle risposte bisogna anche chiedersi quale ruolo vorrà avere Varese».

Ecco appunto il ruolo di Varese. Città con un sindaco troppo concentrato su ciò che accade “dentro le mura”. Un po’ riduttivo, dicono,  per un capoluogo di provincia. Non crede? 
«Guardi io sono stato eletto sindaco a Varese e per Varese faccio il sindaco. Non per altre realtà. Detto questo però mi permetto di dissentire da chi porta avanti questa tesi mettendo in evidenza una serie di progetti concreti. Parto dal più recente: l’ingresso di Varese in Alfa, avvenuto di fatto l’altra sera, ma iniziato due anni fa con una presa di posizione all’interno delle società ecologiche che venne letta come “egoistica”, ma che in realtà ha dato il via a tutto il percorso. Oppure il tema di largo Flaiano. E’ chiaro che miglioriamo l’accesso in città per i varesini, ma è altrettanto evidente che a lavori finiti a beneficiarne sarà tutto il territorio e quei cittadini, non varesini, che vengono in città per lavoro o per loro piacere».

E chi dice che Varese non ha ancora quel respiro e quell’apertura che dovrebbe avere la città regina di una provincia cosa risponde? 
«Che forse manca da Varese da qualche anno. E’ vero che ci sono ancora alcuni aspetti che meriterebbero di avere una “riattivazione” che ha interessato altri settori. Ma non si può negare che su alcuni fronti, quello culturale ad esempio, ci sono state iniziative di un respiro ben più ampio dei confini cittadini. E che hanno contribuito a narrare, ma anche a valorizzare e far conoscere il nostro importante patrimonio ambientale, naturale e storico come i beni dell’Unesco. E’ vero però che su questo fronte, quello di stimolare la dinamica locale – nazionale si può ancora fare molto. E lo faremo».

Sindaco, lei non ama parlare di strategie e liturgie politiche. Però con una campagna elettorale alle porte non si può certo esimere. Il suo avversario, se sarà Roberto Maroni, ha già detto che farà una sua lista. Anche lei conferma lo schema di cinque anni fa con una lista targata Galimberti?
«Sono valutazioni che stiamo ancora facendo in tutta sincerità. Al momento c’è una certezza su questo fronte: la presenza di liste civiche con personalità che avranno voglia di mettere a frutto le proprie competenze».

Civici: per lei quasi una parola magica. Quindi non teme, come ha denunciato il segretario provinciale della Lega Bianchi, il mercanteggiare della politica e gli eventuali prezzi da pagare?  
«Sono abituato a guardare in casa mia, ovvero nella coalizione che mi sostiene e sosterrà. L’ultima volta il civismo è stato determinante, negarlo sarebbe sbagliato. E ancor più sbagliato sarebbe non veder quanto appena accaduto alle recenti amministrative. Personalmente penso che i civici saranno ancor più determinanti. Vedremo».

Chiudiamo con Roberto Maroni, a questo punto dovrebbe essere lui a sfidarla. Se l’aspettava?
Sorride Galimberti prima di rispondere: «E’ un ottimo candidato».

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