I giovani e la sfida educativa: dove sono i maestri?

visconti giovani maestri

di Federico Visconti*

Il tema ageing se non è rovente è certamente più caldo che in passato. Nelle ultime settimane ho partecipato a tre incontri: a Treviso, in un evento dell’Istat con a tema il debito demografico e la solidarietà intergenerazionale; agli Stati Generali della Regione Lombardia, contribuendo al tavolo “Sfide e opportunità per i giovani e le giovani generazioni”; a Busto Arsizio, nell’ambito del Festival di Politics Hub, intervenendo su un titolo che era tutto un programma: “Italia: un Paese per tutte le generazioni?”.

Prendo spunto da quest’ultimo, per la vicinanza al territorio ma soprattutto perché si presta a giocare con la punteggiatura. Avrei preferito discutere a partire da un bel punto esclamativo. Mi sarei portato anche il turibolo, strumento fondamentale per celebrare uno Stato attento a tutte le età e le classi sociali, per descrivere modelli di allocazione delle risorse equi ed efficienti, per illustrare un welfare che guarda oltre il presente. Sogno o son desto? La “situazione intergenerazionale” è sotto gli occhi di tutti e bisogna ringraziare i giovani di Politics Hub per non aver sparato una sequenza alternata di punti interrogativi ed esclamativi, quelli che si usano per forzare i toni, soprattutto quando si è arrabbiati.

Preso atto del punto interrogativo, per abbozzare una risposta parto da una citazione che ho fatto in occasione della relazione di inaugurazione dell’anno accademico della LIUC nel 2021 e che, non a caso, ho replicato qualche settimana fa, nella stessa occasione.

visconti giovani maestri
Federico Visconti

Ivano Dionigi, Presidente del Consorzio Alma Laurea, tracciando un quadro della condizione giovanile, ha affermato: “Noi, i padri e i maestri li abbiamo avuti….. loro li cercano e non li trovano. Noi “protetti” dal passato e dal futuro, loro “sprotetti” e inchiodati a un presente che non possiedono ma che li possiede. Arrivati in un mondo costruito per i padri, devono costruirne uno per i figli. Eppure sono belli, attrezzati e coraggiosi, i nostri giovani: fanno volontariato, costruiscono comunità, creano lavori, non conoscono barriere né fisiche né mentali, sono cittadini del mondo”.

C’è dentro tanto. Mi permetto di aggiungere tre considerazioni, che a loro volta aprono una prateria di possibili scelte ed azioni.

La prima: abbiamo urgente bisogno di maestri, nel senso più alto del termine e a tutti i livelli della società civile. In famiglia, a Scuola, in Università, nei mestieri, nelle aziende, nei corpi sociali, nella pubblica amministrazione, nella vita politica …. i riferimenti autorevoli latitano e il rischio di lasciare “la leadership educativa” alle parole degli influencer e ai meccanismi del web esiste (e forse è già più che un rischio).

La seconda: abbiamo urgente bisogno di “misure di protezione” nei loro confronti. Che non vuol dire “uno vale uno”, assistenzialismo al ribasso, appiattimento cronico in perfetto italian style. Si “protegge” quando si premia il merito, quando si dedicano risorse alla mobilità sociale, quando si creano spazi nel mercato del lavoro, quando si mette al centro dell’agenda la questione giovanile con i fatti e non con le parole. La realtà bisogna guardarla in faccia: per fare un esempio, un conto è dire “bisogna investire sui giovani”, un altro conto è stanziare risorse pubbliche “alla pari” (un miliardo di euro per le pensioni in parallelo a un miliardo di euro per asili nido e borse di studio…. provocazione al limite della fantascienza).

La terza: abbiamo urgente bisogno di uscire dalla retorica del “non ci sono più i giovani di una volta”. Me lo chiedono spesso: “Professore, come vede i giovani?”. Tendo a cavarmela come segue. 1) faccio un mestiere straordinario: io invecchio e gli studenti che ho in aula sono sempre ventenni … mi tengono giovane. 2) lascio volentieri teorie del tipo “negli anni novanta erano così, poi si sono evoluti, poi si sono spenti, poi più di recente si sono impauriti, poi ….” a chi lo fa di mestiere. 3) affermo un principio di fondo: i giovani sono una risorsa straordinaria, figlia dei tempi, esattamente come lo ero io o come poteva esserlo mio nonno. E’ evidente che il mondo è cambiato, ma la sfida educativa rimane sempre la stessa. Si tratta di attrezzarsi rispetto ad essa, assumendosi le proprie responsabilità e attivando gli strumenti di volta in volta più adeguati. Ad esempio, per restare nel campo che mi compete, meno carte bollate e moduli di rimborso spese, più investimenti sulla didattica, nella ricerca, sulle relazioni internazionali.

*Rettore Liuc – Università Carlo Cattaneo

visconti giovani maestri – MALPENSA24