Il Comune si svuota di personale, ma i sindacati insistono: «Chiudere gli uffici»

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BUSTO ARSIZIO – Palazzo Gilardoni si svuota per il coronavirus, tra uffici a mezzo servizio e dipendenti in smart working. Ma non abbastanza, per le organizzazioni sindacali del personale comunale. Che ribadiscono la richiesta di una «sospensione di tutte le attività», lasciando attivi solo i servizi essenziali. «Con un solo contagio si rischierebbe l’interruzione dei servizi» fa notare la sigla ADL, che con i suoi rappresentanti sindacali interni ha scritto una lettera al sindaco per invocare un vero stop negli uffici.

Il Comune ai tempi del coronavirus

A Palazzo Gilardoni l’attività «non è sospesa, ma riorganizzata» nel rispetto dei decreti per il contenimento dei contagi da Coronavirus. «I servizi essenziali (polizia locale, stato civile per le denunce di nascita e di morte, servizi cimiteriali) sono garantiti – si legge in una nota del Comune di Busto Arsizio – per gli uffici aperti al pubblico, gli accessi sono consentiti esclusivamente previo appuntamento telefonico o via mail e nel rigoroso rispetto delle disposizioni sanitarie in vigore». Di fatto, spiega l’assessore al personale Gigi Farioli, «al di là dei servizi essenziali che vengono garantiti con tutte le precauzioni, gli uffici si limitano ad essere presidiati, in alcuni casi da una o due persone solamente. E i cittadini vengono ricevuti solo su appuntamento per questioni non differibili, con gli appuntamenti spalmati su più giorni alla settimana per evitare affollamenti». In più c’è lo smart working, su cui la giunta ha deliberato martedì un regolamento temporaneo, per «spingerlo al massimo», come fa notare Farioli: «già una trentina di dipendenti comunali sono al lavoro da casa, e a regime si arriverà ad una cinquantina». Svuotando ancor di più i vari uffici.

Prima CSA, ora ADL

Ma per i sindacati non basta. La prima sigla ad alzare la voce, all’indomani del decreto che “blindava” la Lombardia, era stata la Csa, per voce di Angiolino Liguori, chiedendo esplicitamente la «chiusura degli uffici comunali e la sospensione di tutte le attività, esclusi ovviamente i servizi essenziali previsti dal contratto nazionale». Ora è anche il sindacato di base ADL, con i suoi rappresentanti sindacali, a mettere nero su bianco in una lettera al sindaco la richiesta di un’«ordinanza per sospendere tutti i servizi comunali salvo assicurare i servizi minimi essenziali, almeno fino al 3 aprile» ma anche per «vietare la presenza dei dipendenti comunali, che non dovranno prestare servizio, nei locali di lavoro, con l’eccezione dei dirigenti e dei dipendenti necessari a garantire i servizi minimi essenziali» e a predisporre turnazioni e rotazioni, informando preventivamente le Rsu.

E se ci fosse un contagio?

Una linea dura che nasce da due considerazioni. La prima è che «i dipendenti comunali lavorano spesso in locali, anche se chiusi al pubblico se non per appuntamento, sovraffollati di personale», in cui sarebbe «difficile rispettare le attuali misure normative per il contenimento dell’epidemia», anche perché, denuncia ADL, «mancano dispositivi di protezione e gel igienizzante». La seconda è che, a maggior ragione dopo il caso registrato all’anagrafe di Legnano, «il contagio anche di un solo dipendente comporterebbe, come minimo, la messa in quarantena di interi settori o direzioni comunali, con danni non solo per la sicurezza e la salute dei lavoratori ma anche per l’interruzione dei servizi erogati alla cittadinanza». Un rischio che per ADL non bisognerebbe correre.

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